Tiziana vittima due volte: dei cyberbulli e di una giustizia kafkiana
Tiziana Cantone, la 31enne campana che si è suicidata perché non reggeva alla vergogna dei video hard diffusi a sua insaputa in rete, è vittima due volte: dei cyberbulli che hanno postato le sue immagini e di una giustizia kafkiana, che, pur dandole ragione sul diritto all’oblio, l’ha però condannata a 20mila euro di spese legali.
Tiziana si è tolta la vita impiccandosi con un foulard nella abitazione dove si era rifugiata da qualche tempo con la madre, per sfuggire al clamore mediatico sollevato ai suoi danni. La giovane donna era rimasta fortemente segnata da questa vicenda: il video era diventato virale tanto da costringerle ad avviare le procedure per il cambio del cognome. Residente in provincia di Napoli, si era allontanata dal suo comune natio.
E l’ultima mazzata, a Tiziana, gliel’ha inferta la giustizia. Da un lato il giudice le aveva dato ragione obbligando alcuni social, come Facebook, a rimuovere video, commenti, apprezzamenti e al pagamento delle spese per una cifra pari a 320 euro. Dall’altro lato, Tiziana era stata a sua volta condannata a rimborsare le spese legali a cinque siti per circa 20mila euro. Si legge questo nella decisione del giudice sul provvedimento di urgenza chiesto da Tiziana per la rimozione dai siti web dei video hard. La decisione è stata depositata lo scorso 8 agosto. Il giudice aveva accolto parzialmente le richieste stabilendo che per alcuni motori di ricerca e altri siti, che avevano già provveduto alla rimozione delle immagini e dei commenti, l’azione era da respingere. La domanda, invece, era stata accolta nei confronti di Facebook e di altri soggetti ai quali veniva imposta l’immediata rimozione di ogni post o pubblicazione con commenti e apprezzamenti riferiti alla donna.