Il gioielliere che sparò al ladro albanese si è solo difeso. Caso archiviato
Per la procura di Milano è stata legittima difesa. Per questo il pm Grazia Colacicco ha chiesto l’archiviazione per Rodolfo Corazzo, il gioielliere che la sera dello scorso 24 novembre a Rodano nel milanese, ha ucciso, sparando alcuni colpi pistola, un rapinatore albanese entrato nella sua casa insieme a due complici, ancora latitanti, i quali avevano anche minacciato la figlia di 10 anni. L’uomo, con un regolare porto d’armi, era stato indagato come atto dovuto per eccesso colposo in legittima difesa. Corazzo, all’epoca dei fatti, dichiarò che aveva sparato per tutelare la sua bambina alla quale i banditi dicevano che se suo padre non avesse tirato fuori i soldi le avrebbero tagliato le dita della mano. “Io non volevo. Non volevo. – ripeteva il gioielliere dopo l’uccisione dell’albanese – Ma eravamo arrivati a un punto… Avevo quattromila euro in tasca, l’incasso di giornata, e glieli ho dati. Hanno preso gli anelli e i gioielli di mia moglie. Ho aperto la cassaforte e il caveau. Hanno trovato le pistole che colleziono: prese. Non bastava. Minacciavano mia figlia, undici anni». Un contesto, quello raccontato da Corazzo, che parla di efferatezza e di messa in forse della vita di un’intera famiglia. I banditi sono stati nella villetta per oltre un’ora e venti e non si rassegnavano ad andarsene dopo avere preso tutto quello che c’era da prendere. Ecco allora scattare la dinamica della legittima difesa. La sparatoria. la morte di uno dei rapinatori. E ora, per Rodolfo Corazzo, la fine di un incubo. E il riconoscimento che in questo Paese è legittimo anche difendersi, non solo subìre.