Cannabis, ecco tutte le menzogne diffuse da chi vuole legalizzarla
“Gli argomenti inoppugnabili illustrati dal procuratore Gratteri e dal professor Sorrentino spazzano via le pretestuose tesi di chi tenta vanamente di legalizzare la cannabis. Le proposte di Della Vedova & C. sono già morte, non hanno spazio in Parlamento e rimarranno nell’archivio degli errori e degli orrori”. Così il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri sintetizza il messagio lanciato dal convegno Cannabis, non è mai leggera , organizzato da Italia Protagonista contro la proposta di legge per la legalizzazione della cannabis, convegno che si è svolto oggi in Senato. “Gratteri – continua Gasparri – combatte mafie e droghe, e ha spiegato con chiarezza le buone e fondate ragioni che ci consentiranno anche questa volta di vincere il confronto con i sostenitori delle droghe e di chi le spaccia. Siamo dalla parte della vita, della salute, della legalità”. Nel corso del convegno sono state confutati molti dei menzogneri argomenti diffusi dai fautori della legalizzazione.
Gratteri: «Non è vero che la legalizzazione della cannabis colpirebbe le mafie»
Uno di questi argomenti è che la legalizzazione colpirebbe gli affari della criminalità organizzata. Non è affatto vero. “Le mafe non si impoveriscono legalizzando la cannabis. Solo il 5% dei tossicodipendenti è dipendente dalla cannabis e di questi solo il 25% è maggiorenne: mi pare che il mancato guadagno sarebbe risibile. E per coerenza bisognerebbe legalizzare la cocaina, visto che da lì arriva l’80% dei guadagni”. Lo ha detto appunto il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, ribadendo la sua posizione al convegno. “Mai si potrà competere sul piano del prezzo” tra la produzione legale e il mercato illegale: “Figuriamoci – ha osservato Gratteri – se i tossicodipendenti andrebbero a comprare la cannabis a 10 euro al grammo in farmacia quando possono averla a 4 euro dagli spacciatori”. Ed “è sbagliato – ha aggiunto – anche dire che con la legalizzazione le forze dell’ordine si potrebbero dedicare a colpire Il commercio di altre sostanze, perché un’organizzazione criminale che controlla una piazza di spaccio vende tutto. Quali forze potremmo distogliere?”. “È inaccettabile pensare: ‘siccome non siamo stati capaci di contrastare il narcotraffico, legalizziamo’. È come dire ‘non riusciamo a scoprire gli assassini, legalizziamo gli omicidi’. Gli stessi tossicodipendenti con cui parlo nelle comunità di hanno detto ‘dottore, faccia di tutto per non far passare questo provvedimento perché noi abbiamo cominciato con le canne'”.
Costa: «Legalizzazione? No, sarebbe statalizzazione dello spaccio»
Al convegno ha partecipato anche il ministro per gli Affari regionali, Enrico Costa.“Loro la chiamano legalizzazione io la chiamerei statalizzazione dello spaccio”. “Lo Stato – ha affermato – deve essere vicino al cittadino. Non è una soluzione dire che non riesce a contrastare un fenomeno e alzare bandiera bianca”. Costa si è detto “convinto che non ci sono le condizioni sociali e parlamentari per andare oltre un animato dibattito” su questo tema.