La “Buona scuola” colpisce come uno tsunami: lezioni a rischio in Lombardia

16 Ago 2016 15:41 - di Redazione

Scuola e proteste degli insegnanti: lezioni a rischio in Lombardia. «La mobilità straordinaria prevista dalla cosiddetta Buona Scuola si abbatterà sulle nostre scuole come uno tsunami», mettendo «a rischio anche il regolare avvio dell’anno scolastico». A lanciare l’allarme è Valentina Aprea, assessore all’Istruzione, Formazione Professionale e lavoro di Regione Lombardia. «Solo nella scuola secondaria superiore lombarda – spiega l’assessore in una nota – gli insegnanti interessati dalla mobilità sono circa 4.500, di cui quasi il 50 per cento (2.000 insegnanti) provengono da fuori Regione». Secondo l’assessore, le procedure già «complesse propedeutiche all’inizio dell’anno scolastico sono state enormemente amplificate da una modalità di gestione del piano straordinario di assunzioni che pregiudica la continuità didattica di quasi tutte le istituzioni scolastiche». Ad esempio, non sarà possibile evitare «il ricorso ai supplenti per coprire le cattedre di materie fondamentali come matematica, che resteranno scoperte nonostante i trasferimenti dal Sud».

Scuola e gli errori nei trasferimenti

Da giorni gli insegnanti protestano contro l’esodo al Nord previsti dal piano  di mobilità straordinario del ministero dell’Istruzione. Come conferma in una nota l’organizzazione sindacale Anief,  ci sono  «ancora errori a raffica» nei trasferimenti di docenti pubblicati per le superiori. L’Anief aggiunge che il «ministro però continua a negare. Le assegnazioni di sede riguardano le complesse fasi di mobilità su ambito territoriale. Da una prima analisi, risulta che vi sono dei docenti a cui sono stati assegnati fino a 350 punti: troppi per poter essere stati accumulati in una sola carriera, anche se di precario ventennale». Secondo Marcello Pacifico (Anief-Cisal), «Miur e ministro continuano a mischiare le carte, perché invece di rendere noti i parametri con cui sono stati spostati i docenti, spiegando loro che è stato pedissequamente rispettato il contratto sulla mobilità, si preferisce ancora spostare l’attenzione su aspetti marginali. Non si possono trattare migliaia e migliaia di docenti dicendo loro che da sempre chi vuole fare questo mestiere si sposta al Nord. La differenza è che fino al 2015 si è fatto volontariamente e ad inizio carriera. Ora, invece hanno più di 40-50 anni e sono stati messi sotto ricatto, con le regole cambiate in corsa, contravvenendo ad un principio-base del pubblico impiego: l’equità di trattamento».

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