Lo choc di Vincenzo: «Salvato dai miei parenti che scavavano a mani nude»
Si considera un miracolato Vincenzo, uno dei feriti del sisma del reatino ora ricoverato con prognosi riservata al policlinico Umberto I di Roma. Un armadio della camera da letto gli è caduto addosso facendogli da scudo quando il tetto della sua abitazione è crollato. «Sono vivo per miracolo. Mi ero alzato in piedi per vedere l’ora quando la terra ha iniziato a tremare», ha raccontato il 49enne ai parenti che erano con lui nella casa di Sant’Angelo, una frazione di Amatrice, e che sono andati a trovarlo in ospedale. «Abbiamo scavato a mani nude tra le macerie – ricorda il cognato Sandro Sartori – la camera di Vincenzo è sprofondata al piano di sotto».
Vincenzo e l’incubo di quella notte
In casa quella notte c’erano la madre di Vincenzo, la sorella con il marito e il figlio, arrivati da Roma per trascorrere qualche giorno di vacanza. «È stato un minuto e mezzo interminabile. Non me lo dimenticherò mai. C’era il panico», ricorda ancora Sandro. «Siamo usciti scalzi e abbiamo iniziato a scavare – prosegue – sentivamo la voce di Vincenzo che chiedeva aiuto e urlava “Non ce la faccio più”. Poi sono arrivati i vigili del fuoco che hanno messo in sicurezza la zona e lo hanno estratto. Credo che sia stato sepolto sotto le macerie per circa cinque ore». Vincenzo è stato trasportato a Roma con l’eliambulanza, ma per fortuna le sue condizioni sembrano in miglioramento. «Sta rispondendo bene alle cure e tra qualche giorno i medici dovrebbero sciogliere la prognosi», dicono i parenti. Sandro e suo figlio Andrea hanno aiutato anche un’amica di famiglia che quella notte era in un’abitazione vicina con i suoi tre figli. «Il marito era fuori Amatrice – continuano – abbiamo scavato per tirare fuori sia lei sia i bambini. Per fortuna stanno bene». Illesa anche Lola, la cagnolina di Vincenzo, trovata diverse ore dopo la scossa dell’altra notte. «Eravamo convinti che fosse rimasta schiacciata dalle macerie – racconta Sandro – e invece quando sono entrato in garage per prendere alcune cose l’ho trovata nascosta sotto l’auto. Era impaurita». E così anche Lola è andata a “trovare” il suo padrone che l’ha potuta salutare da lontano, attraverso una finestra della sua stanza di ospedale.