Treni, il capostazione sgomento: «Ho dato io il via, ma sono anch’io vittima»

14 Lug 2016 10:09 - di Redazione

Quel treno non doveva partire dalla stazione di Andria. «Sono stato io ad alzare quella paletta. Ho dato il via. Adesso mi buttano tutti la croce addosso, ma non è stata solo colpa mia». Queste le poche parole che arrivano da Vito Piccarreta, il capostazione di Andria, ora indagato per lo scontro tra i due treni in Puglia che ha causato 23 morti e decine di feriti ancora in gravi condizioni. Le indagini aperte sulla tragedia vedono infatti i primi iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario​. Si tratta dei due capistazione di Corato e Andria, peraltro già  sospesi in via cautelativa dal servizio su decisione della direzione di Ferrotramviaria spa. Un atto scontato, ma sembra che i loro nomi siano soltanto i primi messi nero su bianco dai magistrati del pool costituito in Procura. Chi lo conosce lo descrive come sconvolto, si legge sulle ricostruzioni di Repubblica e Corriere: «Non mangia, non dorme, continua a pensare a quell’istante che ha cambiato per sempre la sua vita», racconta un’amica. «Ma rispettate il nostro dolore. Siamo distrutti», dice la moglie a chi si presenta alla sua porta, nel residence in una zona periferica di Corato, vicino allo stadio. Piccarreta, descritto da un amico come «persona garbata e perbene, padre di famiglia e marito affettuoso, non un pazzo, ma un serio lavoratore» e orgoglioso del suo ruolo al punto di apparire sul profilo Facebook con la paletta in mano, è adesso sotto accusa per disastro colposo e omicidio colposo plurimo. In attesa di capire quale è stato il cortocircuito delle informazioni.

Indagati i due capistazione di Corato e Andria

Una misura che ha colpito anche Alessio Porcelli, il capostazione di Corato, da dove è partito l’altro treno dell’incidente. Anche lui è indagato per quel tragico equivoco nelle comunicazioni. Spiega il figlio, ventisettenne nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera. : «Papà è molto addolorato. Non solo per le persone che viaggiavano sul treno. Ma anche per una cosa che molti sottovalutano: in quell’incidente ha perso dei colleghi. I macchinisti a bordo di quei treni.La tragedia ha turbato per sempre l’equilibrio di queste parti. Sarebbe accaduto ovunque. Ma qui ancor di più». Il padre, «che fa questo lavoro da prima che nascessi, ma si mantiene molto bene», dice, non infierisce su altri colleghi. «Un errore tecnico o meccanico possono essere sempre in agguato», spiega il figlio.

Treni in Puglia: sono 3 i filoni di indagine

Il fascicolo aperto con le ipotesi di reato di disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo punta dunque dritto al personale di Ferrotranviaria che era in servizio ieri nelle stazioni di Andria e Corato: i due capistazione,  ma anche eventuali collaboratori. Perché gli accertamenti fin qui svolti dovrannoaccertare tre aspetti: la dinamica, le responsabilità e il perché dei ritardi nell’ammodernamento della linea che dopo Ruvo di Puglia, verso Nord, è ancora a binario unico. In relazione a tutti questi aspetti l’elenco degli indagati non può che allungarsi. Il procuratore aggiunto del Tribunale di Trani, Francesco Giannella, ha spiegat i vari livelli di questa indagine: «Al di là della ricostruzione della dinamica dell’incidente, ci sono anche da verificare altre circostanze importanti di cui tutti peraltro parlano. Non è un mistero che ci si interroghi sui livelli di sicurezza e anche sui finanziamenti che sarebbero stati erogati per l’ammodernamento, il miglioramento, il raddoppio, la messa in sicurezza di questa linea. Con più fatica e più tempo sarà necessario indagare anche su questo». «E’ evidente che il treno che è partito per secondo, non doveva partire. Il perché sia successo lo stiamo verificando», ha detto il procuratore di Trani. Gli inquirenti, oltre alle immagini registrate dalle videocamere nelle stazioni, hanno acquisito anche quelle delle videocamere di sorveglianza installate a bordo dei treni, immagini che potranno risultare determinanti per ricostruire la dinamica dell’incidente.

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