Nel M5S è scontro sul Direttorio: «Capi mai eletti, vadano a casa»

18 Lug 2016 16:25 - di Marzio Dalla Casta

È un vero e proprio tsunami di carte bollate quello che sta per abbattersi sul M5S. Tutta “colpa” dell’ordinanza del tribunale di Napoli che – dando torto al Direttorio –  ha sospeso l’espulsione di 23 attivisti partenopei e che ora rischia di far crollare la diga eretta dallo scomparso Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo a protezione della compattezza del MoVimento contro correntismi e frazionismi. Un’opera inutile, proprio come quelle contro cui i grillini puntano quotidianamente l’indice. La nostra Costituzione impone infatti il «metodo democratico» a qualsiasi partito. Ergo, la diga “anti-dissenso” non può essere messa nero su bianco. E se c’è già, bisogna cancellarla.

Il tribunale di Napoli blocca la sospensione di 23 attivisti

Obiettivo, questo, al quale tentano di lavorare quelli del Direttorio. E questo spiega perché sia stato un ortodosso come il napoletano Roberto Fico a lanciare il messaggio di “segnale ricevuto” e a non escludere «modifiche» al Regolamento e allo Statuto. «Le valuteremo – ha aggiunto – in modo molto sereno e tranquillo». Ma di tranquillità in giro da quelle parti ce n’è davvero poca. Anzi, ricorsi sono in arrivo a Messina (due), in Abruzzo (cinque) e persino uno a Bruxelles. La tensione è alle stelle e la rivolta ha già preso di mira il Direttorio. Secondo quanto ricostruito dalla Stampa, i dissidenti napoletani e campani si starebbero saldando a Roma con Roberto Motta l’ex-braccio destro della deputata Roberta Lombardi, nella richiesta di un’assemblea nazionale di tutti gli iscritti dopo l’estate. Tra le voci critiche, anche quella di Rosa Capuozzo, sindaco di Quarto che non le manda certo a dire a quelli del Direttorio: «Dovrebbe andare a casa dopo questa sentenza. È un organismo che non è mai stato eletto».

Ricorsi contro il Direttorio in tutta Italia

Chi invece segue a distanza, con malcelata soddisfazione, il travaglio dei Cinquestelle è il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, sospeso dal Movimento dallo scorso 13 maggio. L’ordinanza di Napoli sembra dare ragione a quanto da lui sostenuto nelle sue controdeduzione al Direttorio e cioè che «l’espulsione è tecnicamente impossibile». La palla, anzi la patata bollente, è ora nelle mani del vertice nazionale, soprattutto in quelle di Casaleggio Jr. (Davide). C’è chi è disposto a scommettere che il figlio del guru scomparso di recente sarebbe pronto ad azzerare apertamente il Non-Statuto, per propiziare la metamorfosi dei Cinquestelle da movimento a partito. Alla faccia della tanto strombazzata diversità.

 

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