Mafia Capitale arriva in Regione Lazio: travolto il Pd di Zingaretti
La terza ondata dell’inchiesta di Mafia Capitale si abbatte sulla Regione Lazio. Sono 28 gli indagati a cui è stato notificato ieri l’avviso di conclusione delle indagini da parte della procura di Roma, con l’accusa di, a seconda delle posizioni, corruzione, turbativa d’asta, rivelazione di segreto d’ufficio e finanziamento illecito ai partiti. Tra i nuovi nomi compaiono Marco Vincenzi, ex capogruppo al Consiglio Regionale del Lazio, Francesco D’Ausilio, ex capogruppo del Pd in Consiglio comunale e il consigliere regionale del Pd, Eugenio Patané, si legge su “Il Tempo”.
La rete di Buzzi era presente anche in Regione Lazio
Vincenzi rischia di finire a processo con l’accusa di corruzione perché avrebbe presentato due emendamenti, approvati il 17 giugno 2014, finalizzati a mettere a disposizione direttamente ai municipi e ai comuni laziali i fondi erogati dalla Regione (1,2 milioni di euro) «così creando le premesse per consentire a Buzzi e alle cooperative allo stesso riconducibili di superare le difficoltà per accaparrarsi le risorse economiche», e di attivarsi per individuare ulteriori 600mila euro. In cambio il consigliere regionale avrebbe ricevuto da Buzzi un contributo da 10mila euro, per le spese della campagna elettorale di Emanuela Chioccia, candidata sindaco nel giugno 2014 al comune di Tivoli.
L’accusa: esponenti PD favorivano le coop di Buzzi
Appena ricevuto l’avviso di conclusione della indagini, Vincenzi ha deciso di rassegnare le dimissioni da presidente della Commissione Bilancio della Regione Lazio, auto ospendendosi dal Partito Democratico. «Ribadisco la mia totale estraneità alla vicenda, sicuro di aver sempre operato nella più assoluta correttezza e nel pieno rispetto della legge» spiega il capogruppo dem in Regione che precisa: «Il contributo di 10mila euro dato da Salvatore Buzzi attraverso bonifico bancario» è «tracciato e nel rispetto della legge sul finanziamento ai partiti».
La cooperativa 29 Giugno assumeva i parenti dei politici
Nella lista dei 28 che rischiano di finire a giudizio ci sono alcuni già alla sbarra nel maxi processo in corso nell’aula bunker di Rebibbia: il ras delle coop e figura chiave della max inchiesta, Salvatore Buzzi, l’ex componente del tavolo sull’immigrazione Luca Odevaine, l’ex direttore generale di Ama Giovanni Fiscon, una delle strette collaboratrici di Buzzi Nadia Cerrito e l’ex collaboratrice dell’ assessore alla Casa Brigidina Paone, accusata di aver ottenuto da Buzzi l’assunzione della figlia presso la cooperativa 29 Giugno in cambio della promozione in sede di Assemblea capitolina delle coop del presunto braccio economico dell’associazione di stampo mafioso.