Intercettazioni, il Parlamento nicchia. Ci pensa il Csm a dettare la linea
Mentre il Parlamento sonnecchia, ci pensa il Consiglio superiore della magistratura (Csm) ad affrontare lo spinoso tema delle intercettazioni e, soprattutto, del loro utilizzo per fini diversi da quelli giudiziari. Senza stare a girarci troppo intorno, la questione riguarda quelle conversazioni inutili ai fini processuali ma dal contenuto più o meno succulento per il circuito mediatico. Il Parlamento ne discute praticamente da sempre, ma guardandosi bene dal passare dalla rissa alla legge. Ci provò (riuscendoci) il ministro Castelli. Ma la sua riforma fu controriformata da Mastella senza che tuttavia questo procurasse al Guardasigilli la benevolenza delle toghe che, infatti, ne scrissero il nome nel registro degli indagati determinando la caduta, sua e del governo presieduto da Romano Prodi.
Approvate dal plenum le linee guida sulle intercettazioni
Con queste premesse non stupisce affatto, dunque, che oggi sia stato il plenum del Csm ad approvare con un solo astenuto le linee guida sull’utilizzo delle intercettazioni con indicazioni sulla tutela dei dati sensibili. Ma quali sono i tratti salienti del documento approvato dall’organo di autogoverno dei magistrati? Innanzitutto la centralità del ruolo del pm nella valutazione e selezione dei dati sensibili. Centralità “addolcita” dalla richiesta di particolare cautela e attenzione nella fase delle indagini preliminare, dove è più alta l’attenzione mediatica, rispetto al materiale da inserire nelle richieste e nelle ordinanze di custodia cautelare.
Legnini (Csm): « il Parlamento attinga da noi»
Il documento approvato contiene anche una postilla dedicata ad eventuali intercettazioni riguardanti parlamentari. In tal caso il Csm “suggerisce” di limitarsi ad annotare nei brogliacci senza trascriverle le conversazioni “casuali” captate. Ribadita, inoltre, la raccomandazione a non indebolire in alcun modo le intercettazioni come strumento di prova. Insomma, ce n’è abbastanza per sollecitare deputati e senatori a lavorare ad una legge in grado di regolamentare la materia. Nel frattempo, quasi a prevenire le critiche di indebita ingerenza nei confronti delle Camere, è intervenuto il vice presidente del Csm Giovanni Legnini: «Non vogliamo nè anticipare nè condizionare il legislatore. Il legislatore faccia ciò che crede ma ritengo farebbe cosa saggia ad attingere dai principi delineati nel documento».