Clan e affari, sequestrato il porto di Ostia e immobili per 450 milioni
L’intero porto turistico di Ostia e diversi stabilimenti balneari del litorale romano sequestrati: è questo il bilancio dell’operazione condotta dalla Guardia di Finanza in esecuzione di un’ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Roma. Nel mirino degli inquirenti diverse società, immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa 450 milioni di euro.
Nel mirino della GdF l’imprenditore Balini
Il provvedimento riguarda l’imprenditore Mauro Balini, già coinvolto in passato in inchieste per associazione a delinquere, bancarotta, fatture false e riciclaggio che é risultato, secondo gli investigatori, vicino ad ambienti criminali del litorale di Ostia. Il decreto di sequestro riguarda in particolare il patrimonio e le quote aziendali di 19 società – di cui due di diritto inglese – legate alla gestione del porto turistico di Roma e di alcuni lidi di Ostia, 531 immobili, disponibilità finanziarie e altri beni mobili per un valore complessivo di circa 450 milioni di euro. In particolare, sono emerse operazioni finanziarie che hanno visto protagonisti Balini e noti pregiudicati contigui al clan Fasciani. Non solo, sono stati accertati legami tra l’imprenditore e Cleto Di Maria, narcotrafficante di grosso calibro. A quest’ultimo, che curava i servizi di sicurezza all’interno del porto turistico, l’imprenditore aveva concesso, ad un prezzo irrisorio, la gestione del chiosco-bar del locale Hakuna Matata. Balini, inoltre, avrebbe fornito sostentamento ai familiari di Roberto Giordani, detto “Cappottone“, arrestato per l’agguato al pregiudicato siciliano Vito Triassi, legato alla cosca mafiosa dei Cuntrera-Caruana, avvenuto a Roma Casal Palocco il 20 settembre del 2007. Da alcune intercettazioni sono poi emersi legami tra Balini ed un soggetto collegato ad epigoni della Banda della Magliana.
La Bindi: «Il porto di Ostia è un tassello di Mafia Capitale»
«Il sequestro delle società che gestiscono il porto turistico di Ostia e alcuni stabilimenti balneari – ha commentato la presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi – è un ulteriore tassello nella vicenda di Mafia Capitale e del controllo criminale di rivelanti attività imprenditoriali sul litorale romano».