Ambasciatore della Turchia a Roma: “Usa non sono dietro il colpo di stato”

20 Lug 2016 8:31 - di Redazione

«Non c’è stato alcun coinvolgimento degli Stati Uniti nel golpe che ha gettato nel caos la mia Turchia». Parola di Aydin Adnan Sezgin, ambasciatore turco in Italia. Eccellenza, gli Stati Uniti sono coinvolti nel golpe? «No, non c’è stato alcun coinvolgimento!». Qual è la verità sul colpo di stato? «Ci sono prove che il tentativo del golpe sia stato effettuato da militari estranei alla catena di comando: ufficiali, da ranghi diversi, coordinati dall’organizzazione terroristica di Fetullah Gulen. Il tentato golpe, anche se limitato, sie realizzato in modo violento causando la morte di molte persone. Le persone coinvolte hanno bombardato parlamento e istituzioni, agendo contro i loro superiori. I golpisti appartenevano all’aviazione e alla gendarmeria: le forze turche hanno preso le distanze e la polizia si è mossa immediatamente. Il popolo è sceso in piazza, dimostrando contro i golpisti. Le vittime sono state 208:145 civili, 60 poliziotti e 3 militari; i feriti sono più di 1400, alcuni dei quali versano in gravi condizioni», spiega a “il Tempo”.

“Golpe in Turchia effettuato da militari estranei alla catena di comando”

Cosa può dire riguardo Fetullah Gulen? «La Turchia sta contrattando la richiesta della sua estradizione: il Governo ha prove concrete per intraprendere questa strada. Abbiamo documenti scritti e liste con nomi importanti che provano che quest’organizzazione si è riunita all’interno delle forze armate e delle forze di sicurezza. Stiamo provvedendo ora allo smantellamento e abbiamo 7543 persone sotto custodia. Dagli scritti dei golpisti si evince che sarebbero andati molto più in là di quanto accaduto».

Per la Turchia, “Gulen come l’ISIS”

La democrazia in Turchia è a rischio? Sarà ripristinata la pena di morte? «La via dei principi democratici non verrà abbandonata. Non prenderemo mai la strada della vendetta. Noi viviamo in un contesto in cui dobbiamo far fronte alle minacce terroristiche di Daesh, del PKK e di Fetullah Gulen e ora abbiamo il pieno coordinamento e ci potremo concentrare di nuovo sulla lotta al terrorismo. La reintroduzione della pena di morte nel mio Paese è una questione che deve essere discussa in Parlamento». Sono stati fermati 15.200 dipendenti del ministero dell’istruzione, 1500 presidenti di vari dipartimenti universitari e circa 2700 magistrati: cosa sta accadendo? «Questi numeri, cosi elevati, dimostrano la portata della minaccia terroristica che la Turchia deve affrontare: un livello di tale coinvolgimento documenta in quanti hanno agito contro la democrazia, agendo contro la volontà nazionale».

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