Uccise un amico per sbaglio: pena ridotta da dodici a meno di tre anni

13 Giu 2016 10:48 - di Redazione

Cambia il quadro, pena ridotta. Condannato a 12 anni in primo grado con rito abbreviato perché accusato di avere ucciso con un colpo di fucile l’amico Andrea Macciò, nel 2013 a Stella, nel savonese, in appello i giudici hanno derubricato il reato di omicidio volontario in omicidio colposo e hanno inflitto a Claudio Tognini due anni e 10 mesi di reclusione. Tognini, 38 anni, difeso dall’avvocato Andrea Vernazza, è stato condannato anche per occultamento di cadavere. Per l’altro imputato, Alessio Scardino, i giudici della corte d’assise d’appello hanno confermato la pena di primo grado: un anno e quattro mesi per omicidio colposo e occultamento di cadavere.

Che cosa è accaduto e il perché della pena ridotta

Il pg Luigi Cavedini Lenuzza aveva chiesto la conferma delle pene di primo grado. La sera del 14 dicembre del 2013, i tre amici si trovavano in casa di Scardino a Stella. Quando arrivò la polizia, dopo la morte di Macciò, raccontarono di uno scherzo e di un colpo partito dalla doppietta di proprietà di Scardino che Tognini aveva impugnato nella convinzione che fosse scarica. Riferirono che Scardino, che era in giardino, quando sentì il colpo di fucile corse in casa e bloccò Tognini che stava tentando il suicidio. Il corpo di Macciò era riverso in terra. I due, spaventati, decisero di nascondere il cadavere nel garage di Tognini a Stella Corona, a qualche chilometro di distanza. Il giorno dopo decisero di costituirsi. Le indagini però andarono avanti e, secondo la polizia, non si sarebbe trattato di uno scherzo ma di un regolamento di conti per un debito di circa 6.000 euro che poi si sarebbe rivelato inesistente. «Assumendo la difesa di Tognini in appello – ha commentato l’avvocato Vernazza – mi è parso strano e anomalo che potesse essere pronunciata una condanna per omicidio volontario quando dalle indagini emerse che vi era un rapporto di amicizia tra gli imputati e la parte offesa e che avevano l’abitudine di farsi spesso degli scherzi a livello goliardico. Quindi – ha aggiunto – il fatto mi appariva colposo seppure dettato da grande superficialità e leggerezza e la corte d’assise d’appello ha ritenuto che tale interpretazione era la più corretta». Infine, la pena ridotta.

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