Non c’è pace nel Pd. Bassolino: «A rischio la sopravvivenza del partito»
Ormai a Matteo Renzi il Pd gli scappa da tutte le parti. Un paradosso solo si pensa che poche volte in Italia un uomo ha avuto tanto potere e tanti plauditores come lui. Eppure, il Pd gli scappa continuamente dalle mani come un’anguilla. Questo ora. Figuriamoci come sarà la situazione se i ballottaggi del 19 giugno dovessero sancirne la sconfitta in quel di Roma o a Milano o, ancora, a Torino. Il premier, va detto, fa quel che può correndo da un lato all’altro della Penisola, ma «ovunque il guardo giri» non trova che lacerazioni, rancori, malessere. Sentite le parole di un rendiamo doc come il senatore Mario Morgoni: «Siamo un partito gestito da calcolatori e opportunisti, cinici e arrivisti. Le attenzioni ed energie di noi gruppi dirigenti del Pd sono dedicate quasi esclusivamente a costruire ogni giorno precari equilibri e accordi di potere, e a pianificare l’accaparramento di incarichi, ruoli, candidature». Viva la sincerità.
Il senatore Morgoni: «Pd in mano a cinici arrivisti»
Si obietterà che Morgoni non è uno del tanto decantato “giglio magico”, uno – per intenderci – del giro della Boschi o di Guerrini o della Serracchiani. Vero, ma è pur sempre un parlamentare. «La mia – ha spiegato all’Ansa – è prima di tutto un’autocritica, perché nei territori il Pd va male, nella mia provincia (Macertata, ndr) il risultato del primo turno è stato deludente». Morgoni è un fiume in piena: «I cittadini – dice – hanno capito benissimo quello che noi tentiamo di nascondere». E cioè? «Un partito vecchio, chiuso, estraneo alle dinamiche attive della società, con un’attività sui territori ridotta a quella di un comitato elettorale in occasione delle varie consultazioni». Quindi l’affondo: «Siamo diventati un partito gestito da personaggi privi di slanci, calcolatori e opportunisti, cinici e arrivisti, eternamente presenti sulla scena e mai pronti a fare un passo indietro».
A Napoli riunione sospesa: su 468 delegati si presentano solo in 58
È fin troppo evidente che la nomenclatura del Pd tenterà di minimizzare le parole del suo senatore derubricandole a mero sfogo da stress elettorale. Ma quel che probabilmente riuscirà con Morgoni, è destinato a fallire con una “vecchia gloria” del calibro di Antonio Bassolino, che in queste ore ha detto la sua su una strana riunione della direzione provinciale del Pd napoletano, convocata per l’analisi del voto e misteriosamente sospesa adducendo motivazioni legate alla mancanza di numero legale non previste dallo statuto. In realtà, è stata annullata per assenze: su 468 delegati erano infatti presenti solo in 58. «Che brutta figura, dice il ragazzo del bar. Con poche parole la saggezza popolare fotografa la disfatta elettorale e la fuga del Pd di Napoli e della Campania dalle proprie responsabilità. Siamo ormai alla diserzione politica. È in gioco la sopravvivenza stessa del Pd. Bisogna salvare e rifare daccapo il partito, con il contributo di tutte le persone responsabili e di buona volontà». Così parlò Bassolino. E anche per un affabulatore come Renzi sarà difficile dargli torto.