Addio a Stefano Cortini. Militante speciale e “poeta” della destra romana

17 Giu 2016 14:30 - di Gloria Sabatini

Se n’è andato poco prima dell’alba di ieri, 16 giugno, era ricoverato da pochi giorni in una clinica romana per un tumore: il cuore di Stefano Cortini ha smesso di battere. Per morire, ironia del destino, ha aspettato la notte della veglia di Francesco Cecchin, quasi un “regalo” ai fratelli con cui ha condiviso la militanza politica dagli anni ’70. Lascia la moglie Monica e la figlia Margherita. I funerali, un fiume di gente, si sono svolti nella Basilica del Sacro Cuore Immacolato di Maria a piazza Euclide. Gran signore, cultura profonda, idee forti come roccia ma anche una rara capacità di dialogo con i protagonisti dello stucchevole dibattito sulla diaspora della destra. Mai sopra le righe, commentava, consigliava, ragionava senza la supponenza di chi pretende di avere la soluzione in tasca.

Stefano Cortini, una militanza speciale

Stefano Cortini viene da lontano e le sue tante esperienze di vita sono testimoniate dalla valanga di commenti trasversali (deputati e senatori lontani mille miglia, militanti di vecchia data, giovanissimi, dinosauri, duri e puri) e di ricordi che da ieri  corrono sui social. Cresciuto ai Parioli, aveva attraversato le esperienze di Lotta Studentesca e Terza posizione. Professionista di successo, esperto di fondi europei e di innovazione (lavorava per Lazio innova, la società in house della Regione Lazio),  curava le relazione internazionale di M.Arte. Negli ultimi tempi le sue simpatie erano andate a CasaPound e il ritorno del tumore che fino a un mese fa sembrava sconfitto non gli ha impedito di vivere la campagna elettorale di Roma per il Campidoglio. Padre esemplare, in questi casi si dice sempre così, ma, ad ascoltare chi gli è stato vicino, era proprio così. Appassionato di moto (“gas aperto sempre”) e di mare, innamorato del Golfo dei Poeti a Portovenere. E molto altro ancora.

È morto lo stesso giorno di Cecchin

In molti hanno sottolineato la “coincidenza” con la morte di Francesco Cecchin, 16 giugno 1979, – con le chiavi strette in mano, strano modo per morire – al cui ricordo Stefano Cortini aveva dedicato molto tempo per realizzare dei giardinetti dedicati a Francesco, in nome  di “una memoria collettiva ma non condivisa”. È di un anno fa la dura presa di posizione, messa nero su bianco contro la copertina del libro di Luca Telese, Cuori neri  dedicata a Massimo Carminati. Per l’occasione, nel bel mezzo del terremoto mediatico, scrisse una lettera che si concludeva così: «Che sia stata Sperling & Kupfer a creare ed avallare una scelta di marketing antistorica e disgustosa (non voglio neanche pubblicarlo quello schifo di copertina) non importa, lo ha fatto certamente col tuo beneplacito. Spero di non incontrarti mai più. Striscia via. Anzi, rotola. Stefano Cortini».

 

 

 

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