L’Italicum diventa un boomerang per Renzi. Ora nel Pd c’è chi vuole cambiarlo

21 Giu 2016 11:00 - di Alessandra Danieli

Ciaone Renzi. Oltre al referendum sulla Costituzione, il premier non deve sottovalutare le conseguenze dell’Italicum, soprattutto se si andasse al voto entro pochi mesi.

Renzi nei guai

«Nel giro di poco più di un anno, da rottamatore è diventato un politico come gli altri e il suo partito, il Pd, trattato come la Dc della decadenza. Il voto in democrazia è sempre un mix di emozionalità e razionalità, ma in questi frangenti sembra prevalere la prima, con un carico perfino eccessivo di odio nei confronti di chi guida il governo», è il commento sullo tsunami grillino di Marco Gervasoni dalla prima pagine del Messaggero.

L’Italicum da toccasana a trappola

Il risultato delle elezioni è certamente la conseguenza di una serie di errori. Renzi non è riuscito a rinnovare il Pd – prosegue l’editorialista –  rimasto il consueto coacervo di piccole oligarchie rivali, pronte ad accoltellarsi tra loro; oligarchie che, convinte di detenere stabilmente il potere, hanno sondato. «Fortemente indebolita appare la missione iniziale di Renzi, quella di far uscire il bacino del centrosinistra dall’eterno 30% (quando andava bene) per fargli acquisire la “vocazione maggioritaria”.

Addio ai tre poli

Ma è la riforma della legge elettorale la cartina al tornasole del panorama politico. Votanto con il sistema dell’Italicum, il capolavoro di Renzi, i grillini hanno buone chance di accreditarsi come il secondo polo alternativo alla sinistra sbiadita e moderata. E magari di vincere il ballottaggio con Renzi e conquistare Palazzo Chigi. Tutto può ancora succedere, ma una cosa è certa – conclude Gervasoni – con l’Italicum non c’è spazio per tre poli. «A tutt’oggi devono diventare due, e solo un inveterato ottimista sarebbe disposto a scommettere sulla vittoria del polo guidato da Renzi»,

 

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