Immigrazione, ecco la verità: 40mila richieste d’asilo, solo il 4% sono rifugiati

8 Giu 2016 17:56 - di Paolo Lami

I numeri non mentono mai. E quelli che emergono dalle cifre rilasciate dalla Commissione nazionale per il diritto di asilo sono fin troppo chiari: sull’Italia si rovesciano quotidianamente una valanga di immigrati clandestini – oltre 40.000 nel solo 2016 – ma solo una piccolissima parte di questi, il 4 per cento appena, è risultata poi aver diritto d’asilo.
Un quadro che dovrebbe far riflettere. E che dovrebbe indurre l’Italia a scegliere ben altre procedure per gestire l’emergenza. Perché, oltretutto, l’esercito di clandestini che sbarca ogni giorno in Italia viene, poi, ospitato, a spese dei contribuenti, in attesa che la burocrazia faccia il suo corso per decidere se dare asilo o meno. E i tempi della burocrazia, si sa, sono quelli che sono. Biblici. In media 245 giorni. Durante i quali i clandestini vengono ospitati, rifocillati, forniti di tv, wifi e altre comodità. Tutto a spese degli italiani.
Chiamato a spiegare davanti alla Commissione d’inchiesta sul sistema di accoglienza dei migranti qual’è la situazione dei clandestini immigrati, il prefetto Angelo Trovato, presidente della Commissione nazionale per il diritto di asilo ha gettato sul tavolo le cifre. Nel 2016, ha rivelato Trovato, sono state presentate 40.512 richieste di asilo in Italia, il 58 per cento in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Va subito detto, come dato iniziale, che su 40.512 richieste, 35mila, la quasi totalità, sono state presentate da parte di uomini. E questo è un dato certamente interessante e, in qualche modo, anche allarmante perché vuol dire che in questo modo non vengono tutelate le donne che necessitano certamente di una protezione maggiore. Resta da capire il motivo di questa sperequazione, se, cioè, le donne intraprendono in misura minore questi viaggi della speranza o se, piuttosto, sono quelle più soggette a decedere nei lunghi e fortunosi tragitti dal proprio Paese all’Europa. Comunque le Commissioni d’asilo hanno esaminato quest’anno 40.699 domande di protezione: lo status di rifugiato è stato concesso appena al 4 per cento dei 40.699. Un altro 13 per cento ha ottenuto quella che in burocratese si chiama la protezione sussidiaria, concessa qualora il richiedente non possa dimostrare una vera e propria persecuzione personale ai sensi della Convenzione di Ginevra, che definisce chi è rifugiato, ma rischia, comunque, di subire un danno grave, come una condanna a morte, una tortura, una minaccia alla vita in caso di guerra interna o internazionale, nel caso di rientro nel proprio paese.
Un ulteriore 18 per cento ha ottenuto la cosiddetta protezione umanitaria: avviene quando la Commissione d’asilo si esprime in modo negativo sulla domanda di protezione internazionale presentata dall’immigrato ma raccomanda il rilascio di un permesso per motivi umanitari al Questore che ha, comunque, potere discrezionale.
Infine c’è un’altra cifra interessante: è quel 5 per cento che prima ha presentato domanda d’asilo e, poi, si è resa irreperibile.
Di fatto tutti questi dati aggregati consentono di dire che, a fronte delle 40.699 domande di protezione esaminate dalla Commissione nazionale per il diritto di asilo, il 60 per cento – una percentuale in forte crescita rispetto agli anni precedenti – è stato respinto. Tutta gente che poteva tranquillamente rimanere nel proprio Paese e che per quasi un anno ha vissuto in Italia sulle spalle dei contribuenti italiani mettendo in moto un meccanismo che costa allo Stato italiano milioni di euro: quasi due milioni di euro al giorno, 55 milioni di euro al mese, 660 milioni di euro in un anno.
L’aumento dei mancati riconoscimenti dell’asilo, secondo il presidente della Commissione nazionale per il diritto di asilo, è da imputare al cambiamento della composizione dei flussi migratori. «In Germania – ha spiegato Trovato – l’80 per cento dei richiedenti è siriano ed è indubbio che a loro spetta la protezione, da noi la situazione è diversa, c’è una prevalenza di arrivi dall’Africa subsahariana. Il primo Paesi dei richiedenti asilo comunque – ha sottolineato – è il Pakistan, seguito da Nigeria, Gambia, Senegal e Costa d’Avorio. Ma nessun pakistano è sbarcato quest’anno, quindi ci sono diversi canali d’ingresso».
Trovato ha poi informato che rispetto allo scorso anno è aumentata del 102 per cento la capacità di esame delle Commissioni d’asilo ed è stato eliminato l’arretrato storico. Delle domande presentate quest’anno, ha rilevato, «ne sono già state esaminate 6.800. I tempi medi di esame sono 245 giorni». Il contenzioso, legato ai ricorsi di chi si vede respingere la domanda, ha proseguito il prefetto, «è drammatico: sono stati presentati 34mila ricorsi di cui solo 5mila sono stati chiusi (3.600 con l’accoglimento)». E, nel frattempo, gli italiani continuano a pagare vitto, alloggio e ogni amenità ai 34.00 che hanno fatto ricorso.

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