Elogio della borgata: Marchini punta tutto sulle periferie
“E’ la prima volta che ho una relazione con la gente senza che ci siano i soldi di mezzo. Perciò sono innamorato della politica e per questo motivo, succeda quel che deve, io non l’abbandonerò mai”. Alfio Marchini e i soldi sono come fratelli e sorelle. “Ho gestito quattrini, ho ereditato quattrini, ho promosso affari, ho negoziato poteri, possibilità, occasioni. Per tutta la vita, per le mie condizioni familiari, mi sono trovato a esercitare responsabilità che avevano a che fare con il danaro e il potere. Oggi mi trovo come denudato, valutato per quello che sono. Anche sbeffeggiato. Ci sta, non mi offende essere preso in giro. L’esame pubblico obbliga anche a questa particolare vivisezione. I romani poi in fatto di ironia non sono secondi a nessuno”, spiega a “Il Fatto quotidiano“.
Marchini: “Oggi mi trovo come denudato, valutato per quello che sono”
La Ferrari lasciata sul Grande raccordo anulare, la Panda per la città. “Ma con quell’auto a Roma, nel centro storico dove abito, che ci faccio? Amo guidare, e salgo a bordo quando sono fuori città, nei percorsi più veloci. Lo so che oltre 130 chilometri orari non si può andare. Ma che significa? A me piace provarla sul tracciato misto, ho fatto anche delle gare in gioventù, sono un esperto guidatore. Sentire il motore, l’assetto, le curve è un piacere che prova solo chi sa…”.
“Posso offrire un po’ di competenza, l’amore per questa città, il mio tempo”
“La politica mi fa sentire bene perché la gente ha con me finalmente una relazione pulita, piana. Non mi conosce, non mi chiede della genealogia, non sa di mio nonno. Avanza dei bisogni semplici, non promuove business, cordate, incursioni. Capisce la mia trasformazione? Non uno che chiede, non devo chiedere più nulla, ma uno che offre. Posso offrire un po’ di competenza, l’amore per questa città, il mio tempo. Non ho bisogno di prebende, di gratifiche economiche, non ho altre impellenze”. Lei corre per fare il sindaco di Roma, che come luogo del potere è niente male. “Ma ai borgatari non frega nulla del Campidoglio, non ti vedono come un potente ma come qualcuno che può fare qualcosa per lui. Mi hanno votato tre anni fa sapendo che non avrei mai vinto”. Di lei hanno la considerazione che è pieno di soldi e beato Arfio. “No, gli invidiosi, le malelingue li trovi altrove. Le occhiatacce le subisco altrove. E la borghesia che fa cattivi pensieri, che misura la distanza, monitora, giudica, classifica e ci inzuppa il pane. Chi non ha niente non prova a farti cadere, tenta un approccio positivo, avanza pretese possibili. Prima d’ora non mi era mai capitato di stringere tante mani ed essere destinatario di tante richieste. Mi sento trasformato, avverto qualcosa in più, qualcosa di diverso”.