«Domenico Maurantonio fu ucciso», tenuto a testa in giù da qualcuno

15 Giu 2016 15:23 - di Paolo Lami

Domenico Maurantonio, lo studente diciannovenne di Padova morto a Milano dopo essere precipitato dal quinto piano dell’hotel Da Vinci, un grande complesso che si trova in via Senigallia, in Comasina, dove si trovava insieme ai suoi compagni di classe durante una gita scolastica all’Expo, sarebbe stato ucciso.
Lo sostiene la famiglia del ragazzo in seguito a un’indagine difensiva condotta dal legale che ha prodotto un corposo dossier, oltre tremila pagine, depositato in Procura, che smentisce radicalmente, la ricostruzione di quello che è finora sembrato un incidente.
Ad avvalorare la tesi ci sarebbe il fatto accertato e periziato che Domenico, precipitando, avrebbe toccato con una mano il muro esterno del palazzo e, poi, sarebbe caduto su alcuni gradini riportando ferite compatibili con quell’impatto.
Ma il corpo del ragazzo, sostiene il legale della famiglia, sarebbe stato trovato a circa venti centimetri dal muro esterno dell’albergo, proprio sotto alla verticale della finestra da cui è caduto. Quindi, conclude il legale, il corpo è stato certamente spostato.
Quella notte, ritiene l’avvocato di famiglia, c’era qualcuno, probabilmente uno o più compagni di classe della vittima, che teneva Domenico a testa in giù nel vuoto, da una finestra al quinto piano dell’hotel Da Vinci. E a un certo punto lo ha lasciato andare. Durante la caduta Domenico – è stato accertato senza ombra di dubbio – toccò con una mano il muro esterno della struttura alberghiera prima di impattare contro gli scalini.
I periti incaricati dalla famiglia delle indagini difensive sono partiti proprio da quell’impronta e sono giunti alla conclusione che il corpo di Domenico fu spostato una volta che era oramai a terra esanime.
Amaro il padre del ragazzo morto che annota come qualcuno che avrebbe dovuto raccontare come andarono effettivamente le cose, qualcuno che era lì, quella notte, non ha parlato.

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