Buttafuoco censura tutti gli ex AN: “Che pasticcio! Ripartire da Tatarella”

9 Giu 2016 8:00 - di Redazione

«Io sono residente in Sicilia, non so nulla delle elezioni di Roma…». Pietrangelo Buttafuoco dissimula distanza. In realtà ha seguito da osservatore passo dopo passo le tappe della gimcana che ha portato il centrodestra romano, sulla carta maggioranza politica, nei fatti fuori dalla sfida per il Campidoglio. E se da tempo predica a destra il «tutti a casa» agli elettori invece chiede di tornare alle urne per il ballottaggio: «Raggi, fortissimamente Raggi», spiega a “Il Tempo“.

La destra unita a Roma sarebbe di certo al ballottaggio

«È prevalso lo spirito di corti le, anzi, de borgata. La destra ha rinunciato al metodo “Tatarella“. Hanno preferito litigare piuttosto che federarsi, come auspicava Pinuccio». Si unisce al “Vaffa Day” ai dirigenti del centrodestra romano lanciato da “Il Tempo“? «Appunto. Mi pare di ricordare di averlo già detto al vostro giornale, ancora prima dell’implosione di Marino. L’argomento era non proprio un “vaffa” ma un azzeramento totale si. Un invito a stare a casa. Ricorda? “La destra stia ferma un giro”». Per dirla con Nanni Moretti: «Con questi dirigenti non vinceremo mai?» «Gli elettori di centrodestra odiano il centrodestra. Sono stati sempre vilipesi e traditi da questo. Oggi più che mai c’è la necessità di dare una struttura politica, una casa, una visione alla maggioranza di italiani che non sono di sinistra. C’ è una realtà fatta di politici che funzionano e che potrebbero benissimo farsi carico di tutto. Vogliamo citare ancora una volta il caso di Zaia? Oppure quello di Mara Carfagna che in una situazione disastrata qual è quella della Campania ha ottenuto un risultato straordinario? Che dire poi dell’occasione che si poteva creare con Alfio Marchini: quella cioè di essere inclusivi e non di chiudere le porte. Uno come Alfio, Pinuccio, se lo sarebbe portato a casa…» Marchini, però, è stato un mezzo flop.

Buttafuoco analizza il risultato di Roma in maniera originale

A Roma l’unica fiamma a brillare è stata Giorgia Meloni. «Dissento. Marchini è in campo e per l’elettorato anti-Renzi ha molte più carte di altri. È un inizio e non è un flop. A destra non lo conosceva nessuno e ha preso l’11%. Per quel che riguarda Meloni, invece, certo, non le restava che questa strada: Roma. Ma lei stessa ha voluto mutare le condizioni. La sua candidatura, oltretutto richiesta, nel mio piccolo sollecitata da me proprio su “Il Tempo”, è diventata una ripicca. Con una conseguenza: sfasciare tutta la coalizione». A proposito. Alessandra Mussolini si è vantata di esser si candidata – su mandato di Berlusconi – solo per fermare Meloni. Quest’ultima replica: stupisce che una Mussolini si vanti di una badogliata. (Ride)«Complimenti per la battuta della Meloni, è di grande qualità. La mia idea è che Berlusconi in un colpo solo ha sistemato tante sue voluttà». In che senso? «Lui, come il matto dei tarocchi – che per un seguace diErasmo da Rotterdam è la sua naturale conseguenza – ha fatto tutto m un colpo solo tutto: ha tagliato la strada verso il Campidoglio a Meloni, ha azzoppato l’OPA sul centrodestra di Marchini, ha regalato a Renzi il ruolo di competitor di Salvini. Per non dire, infine, di Virginia Raggi: la fa diventare sindaco di Roma, mettendo i 5 Stelle nel patatrac dell’onestà-tà-tà-tà. Una volta per tutte torna Breznev e, nell’apoteosi di ciò, ogni cosa sarà condonata».

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