Incendia il camper con dentro la figlia: arrestato nomade per tentato omicidio

25 Mag 2016 13:24 - di Ginevra Sorrentino

Una lite come tante che ha scatenato un’ira incontenibile, quella di un nomade quarantasettenne di origine bosniaca, che non ci ha pensato su due volte prima di dare alle fiamme il camper dove viceva con la sua familgia e, dove, soprattutto, stava per addormentarsi la figlia diciottenne uscita miracolosamente incolume dall’incendio divampato all’improvviso.

Incendia il camper con dentro la figlia: arrestato un nomade

Non solo: secondo quanto fin qui ricostruito il nomade, che è stato arrestato dalla polizia per tentato omicidio, incendio doloso e danneggiamento, non si è limitato a scatenare l’inferno di fiamme: la sua intenzione – probabilmente – era proprio quella di uccidere la figlia, alla quale avrebbe anche tentato di impedire di mettersi in salvo. Il rogo, infatti, è stato appiccato poco dopo le 23 di martedì in via Guelfa, alla periferia di Bologna, dove il mezzo era parcheggiato. Secondo la dimamica degli eventi fin qui ricostruita, la ragazza era da sola e si stava per mettere a dormire quando ha sentito un forte odore di alcol: da lì a rendersi conto che qualcosa stava bruciando e che sarebbe stato decisamente consigliabile provare a mettersi in salvo alla svelta sono passati pochi minuti. Minuti drammatici in cui la giovane avrebbe cercato di uscire dal camper, mentre il padre le avrebbe bloccato la via di fuga sbarrandole la porta dall’esterno. Lei è comunque riuscita a mettersi in salvo, passando da una delle finestre, ed è uscita incolume dal camper. Il mezzo, invece, è andato distrutto dalle fiamme, che nel divampare furiosamente hanno anche danneggiato un autocarro parcheggiato nei pressi.

La lite, la rabbia, le fiamme: sfiorata la tragedia

Una rabbia incontenibile, si diceva: ebbene, anche a rogo domato, e di fronte alla polizia intervenuta insieme ai vigili del fuoco, l’uomo ha continuato a inveire contro la figlia che, nel frattempo, ha continuato ad accusare il padre dell’accaduto, senza tuttavia chiarire le motivazioni precise. Ma, come spesso accade in questi casi di inspiegabili reazioni violente a banali litigi, il movente alla base della risposta spropositata è – per dirla in punta di codice – scatenato da futili motivi. E allora, nel pomeriggio che ha preceduto l’incendio che sarebbe stato appiccato nella tarda serata di ieri, a quanto pare c’era stato un violento litigio fra il nomade e la madre della ragazza, che vive nello stesso camper. Dopo la lite e le fiamme, l’uomo, che si è poi appreso quasi subito, ha alle spalle molti precedenti per diversi reati, è stato rintracciato dagli agenti in una stradina poco lontano dal rogo. «Cosa sta succedendo?» – avrebbe chiesto con aria stupita e interrogativa agli agenti – fingendo di non sapere quanto aera appena accaduto poco prima, e poco distante da lì. Così, una volta richiamato alle sue responsabilità, e accusato in diretta dalla figlia davanti agli agenti, il nomade – non ancora pago di quanto sfogato fin lì – ha continuato a litigare animosamente con la figlia, tanto da costringere i poliziotti ad intervenire. Ancora una volta.

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