Dopo Regeni il ministro del Turismo egiziano vola in Italia: «Venite da noi…»
L’Italia si prepara ad accogliere come se nulla fosse un esponente del governo del Cairo: nella prima visita in Italia di un alto responsabile del Cairo dopo l’uccisione di Giulio Regeni, il nuovo ministro del Turismo egiziano Yehia Rashed è partito alla volta di Roma nell’ambito di un giro in Europa. Lo si è appreso da fonti aeroportuali. Scopo delle visite è quello di stimolare flussi turistici verso l’Egitto mettendo l’accento sulle misure attuate nella lotta al terrorismo e nella protezione di scali aeroportuali e villaggi turistici. Secondo quanto appreso il ministro ha in agenda incontri con agenzie di viaggio e tour operator di alto livello. L’11 febbraio, una settimana dopo il ritrovamento al Cairo del corpo torturato del giovane ricercatore friulano, l’allora ministro del Turismo egiziano Hisham Zaazou aveva annullato una visita alla Borsa internazionale del Turismo di Milano. Yehia, nominato ministro nell’ambito di un rimpasto, ha riferito che mercoledì il consiglio dei ministri ha esaminato un piano che punta ad attrarre l’anno prossimo in Egitto dieci milioni di turisti, riferisce l’agenzia Mena. Infine, si apprende che gli inquirenti italiani che indagano sull’uccisione di Giulio Regeni sono arrivati questo pomeriggio poco prima delle 16 all’aeroporto del Cairo per partecipare domani ad una riunione con omologhi egiziani.
Il consulente della famiglia Regeni a processo: sgomberata l’aula
Intanto si apprende che in un clima teso al punto di far sgomberare l’aula nonostante la presenza di alcuni diplomatici europei, si è svolta in un tribunale del riesame del Cairo un’udienza sulla conferma della custodia cautelare in carcere per Ahmed Abdallah, consulente della famiglia di Giulio Regeni nella capitale egiziana. Abdallah, presidente di una ong che sta aiutando i legali della famiglia Regeni nel tentativo di raccogliere elementi utili sul caso della tortura a morte del giovane ricercatore friulano, era stato arrestato il 25 aprile tra l’altro per aver partecipato alle manifestazioni non autorizzate sulla cessione di due isole del Mar Rosso all’Arabia Saudita. Fonti giudiziarie avevano sostenuto che l’arresto non ha nulla a che fare con il caso Regeni. Da fonti sul posto si è appreso che l’attivista è entrato in aula mostrando un piccolo pezzo di carta su cui era scritto in arabo “Verità per Regeni” e quando altri attivisti hanno cercato di fotografarlo, c’è stato un parapiglia tra uscieri e avvocati. La polizia ha requisito brevemente telefoni per cancellare le immagini. L’aula, in cui c’erano anche diversi giornalisti, è stata fatta sgomberare. L’udienza è comunque ripresa e Abdallah è stato sul banco degli imputati assieme ad un’altra trentina di persone, ma in tarda serata il dibattimento era ancora in corso. La custodia cautelare in carcere di Abdallah, presidente della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecfr), era stata prolungata di 15 giorni il 27 aprile sulla base di dieci imputazioni tra le quali l’uso della forza allo scopo di rovesciare il regime e pubblicazione di notizie tali da turbare l’ordine pubblico.