Chiesti tre anni di carcere per Mancini ma poi arriva l’assoluzione
La Procura di Roma aveva chiesto una condanna a tre anni e mezzo di reclusione per l’allenatore dell’Inter Roberto Mancini accusato di bancarotta fraudolenta. Ma alla fine per l’ex calciatore è arrivata l’assoluzione con formula piena dal gup di Roma Paola Della Monica con la formula “perchè il fatto non costituisce reato”. Nello stesso procedimento è stato rinviato a giudizio il costruttore Marco Mezzaroma. La procura aveva chiesto per Mancini la condanna a tre anni. La richiesta di condanna era stata fatta oggi dal pm Stefano Rocco Fava nell’ambito del processo con rito abbreviato legato al crac finanziario della società Img Costruzioni. Nel procedimento era coinvolto anche l’imprenditore Marco Mezzaroma per il quale la Procura aveva invece sollecitato il rinvio a giudizio non avendo quest’ultimo optato per un rito alternativo. Il pm ha, inoltre, aveva chiesto una condanna sempre a tre anni e sei mesi nei confronti di un altro imputato, l’avvocato Stefano Gaiardi. Secondo l’accusa la vicenda giudiziaria è connessa, in particolare, alla società “Mastro” specializzata nel campo della costruzione e vendita di immobili. L’anello di congiunzione degli imputati al dissesto è la serie di assegni bancari provenienti dalla Img, in un secondo tempo negoziati da persone riconducibili o a Mancini o a Mezzaroma. Il buco di bilancio sarebbe avvenuto nel triennio 2006 – 2009, periodo durante il quale il denaro sarebbe stato distratto in diverse tranche dai bilanci della Img attraverso un giro di fatturazioni nate da operazioni fittizie, finalizzate a ostacolare la provenienza dei titoli di credito, riconducibili all’allenatore dell’Inter. Ma alla fine per Mancini e Mezzaroma è arrivata l’assoluzione.