Bush padre e figlio non daranno il loro sostegno a Donald Trump
Bush padre e figlio hanno deciso: non daranno il loro endorsement a Donald Trump da qui all’elezione di novembre, benché abbia ormai la certezza di essere il candidato del loro partito. La rivista The Atlantic commenta con il titolo: “Il giorno in cui morì il partito repubblicano”. E anche lo speaker della Camera Paul Ryan dice che «non posso più sostenere la candidatura di Trump». Sono in molti a intonare il “de profundis” per il Grand Old Party. È inaudito il gesto dei due ultimi presidenti repubblicani che si rifiutano di votare per quello che ü loro stesso partito è ormai costretto a designare: dopo il ritiro di Ted Cruz e John Kasich, non regge più l’ipotesi di scippargli la nomination alla convention. Il gran rifiuto dei due ex presidenti può sembrare una vendetta dinastica, visto che Trump umiliò, aggredì e offese ripetutamente Jeb Bush fino a costringerlo all’abbandono, si legge su “la Repubblica”.
Il gran rifiuto dei due ex presidenti può sembrare una vendetta dinastica
Ma i Bush potevano rinchiudersi in uno sdegnato silenzio, senza arrivare a un gesto “sedizioso”. Il loro annuncio apre ufficialmente una crisi senza precedenti nel partito repubblicano. John McCain, il senatore dell’Arizona che fu rivale di Obama nel 2008, confessa che la sua rielezione al Senato ora è incerta, come quella di molti suoi colleghi: si teme che Trump vada incontro a una disfatta che trascinerebbe anche la perdita del Senato e quindi della Corte suprema. Ma non è solo la previsione elettorale a sconvolgere il partito. Lo shock deriva dal fatto che la nomination andrà a un personaggio che non è stato quasi mai repubblicano, si è “convertito” opportunisticamente solo di recente per inseguire la candidatura, in passato ha professato la fede democratica e ha finanziato quel partito (coniugi Clinton inclusi).
Trump è stato di volta in volta favorevole all’aborto e ai matrimoni gay
In sostanza la sua ascesa è avvenuta tutta “contro” i politici e i valori repubblicani. Ha attaccato George W. Bush per la guerra in Iraq. L’unico repubblicano verso il quale ha mostrato rispetto è Ronald Reagan. Non solo i politici ma anche i grandi finanziatori della destra lo guardano con diffidenza o addirittura con angoscia: è il caso dei fratelli Koch. La vittoria di Trump apre una fase tormentata nella storia di questo partito, che fu un pilastro della liberaldemocrazia da Abraham Lincoln a Dwight Eisenhower. Diversi opinionisti repubblicani (moderati), da George Will a David Brooks, invocano un voto per Hillary Clinton come scelta di civiltà, per la difesa della democrazia americana