Bagnasco (Cei) contro le nozze gay: «Il colpo finale sarà l’utero in affitto»

17 Mag 2016 12:06 - di Marzio Dalla Casta

Approvata la legge, trovato l’inganno. Non è che ci volesse un genio a capire che la “Cirinnà” avrebbe fatto rientrare dalla finestra quella stepchild adoption apparentemente esclusa da un fantomatico patto di maggioranza Pd-Ncd cui solo Angelino Alfano fa finta di credere. Ma le voci che si erano levate in tempo per lanciare l’allarme sono rimaste isolate. Se si esclude il presidente della Dei, cardinal Angelo Bagnasco, non hanno trovato riscontro neppure la Chiesa, che pure avrebbe avuto l’autorevolezza per chiedere ed ottenere un testo finale meno esposto alle scorribande di una giurisprudenza creativa che, sicuro come la morte, consentirà alle coppie gay di adottare bambini aprendo di fatto all’umiliante pratica dell’utero in affitto, frontiera più avanzata e moderna della mercificazione e dello sfruttamento del corpo femminile.

Dai vescovi intervento fuori tempo massimo

E proprio Bagnasco, nella sua relazione all’assemblea generale dei vescovi ha accantonato i toni diplomatici per picchiare duro sulle unioni civili: «Sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia», dice per poi aggiungere: «Le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale, così già si dice pubblicamente, compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà». Parole chiare, ma tardive. La denuncia di Bagnasco arriva infatti quando i buoi sono già scappati dalla stalla. Così come la sua sferzata a un Parlamento che ha profuso «enfasi ed energia» a vantaggio di «cause che rispondono non tanto a esigenze, già per altro previste dall’ordinamento giuridico, ma a schemi ideologici» quando invece – sottolinea Bagnasco – sono altri i problemi rispetto ai quali «la gente vuole vedere il Parlamento impegnato senza distrazioni di energie e di tempo, perché questi sono i problemi veri del Paese, cioè del popolo».

Bagnasco ha chiesto politiche per la famiglia

Difesa della famiglia e lotta alla povertà sono i due fronti indicati da Bagnasco alle istituzioni politiche: «La demografia – avverte – è un indicatore decisivo dello stato di salute di un Paese». Occorrono perciò soluzioni in grado di invertire la tendenza attuale. Come? Dando priorità al cosiddetto “fattore famiglia”. «Gli esperti – spiega ancora Bagnasco –  dicono che sarebbe già un passo concreto e significativo». Famiglie oggi sempre più povere. «La povertà assoluta – ha ricordato Bagnasco – investe 1,5 milioni di famiglie, per un totale di 4 milioni di persone, il 6,8 per cento della popolazione italiana!».

 

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