Agguato al presidente del Parco dei Nebrodi: c’è la mano della mafia?

18 Mag 2016 11:46 - di Redazione

Due persone hanno sparato la scorsa notte, intorno all’una, contro l’auto del presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, già da tempo sottoposto a tutela per le serie minacce subite in seguito ai protocolli di legalità messi in atto per evitare la concessione di ampie zone di pascoli alla mafia. L’agguato è accaduto lungo la strada statale che collega San Fratello a Cesarò, nel Messinese. Il poliziotto della scorta ha risposto al fuoco mettendo in fuga i due. Il presidente e l’agente sono stati condotti per precauzione all’ospedale di Sant’Agata Militello, ma non sono feriti. Da alcuni anni alla guida del Parco dei Nebrodi, Antoci ha segnalato il vorticoso giro di denaro in mano alle associazioni mafiose e qualcuno gli aveva spedito ei proiettili come avvertimento. Antoci stava rientrando da Cesarò dove aveva partecipato a una manifestazione. Oltre all’agente della scorta che ha esploso colpi contro i malviventi, al conflitto a fuoco ha partecipato anche l’equipaggio di una seconda macchina della Polizia con a bordo il dirigente del commissariato di Stato di Sant’Agata di Militello Daniele Manganaro. Le indagini sono condotte dalla polizia, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Messina. «Considero l’agguato con cui stanotte alcuni sicari hanno tentato di uccidere il presidente del Parco dei Nebrodi un atto di guerra, una sfida allo Stato. Antoci non è solo. Se è guerra, pertanto, guerra sia. Siamo pronti a combatterla tutti insieme. I mafiosi sappiano che non avranno tregua», dice il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della commissione parlamentare antimafia, che si sta recando in Sicilia per stare vicino ad Antoci.

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