Morti in mare, ma dietro i migranti si nascondono mafie e terrorismo
L’ultima strage di migranti è avvolta nel mistero: le prime confuse testimonianze sono arrivate da un gruppo di superstiti approdati all’isola greca di Kalamata, dopo essere stati raccolti in mare da un cargo commerciale. I profughi, tutti provenienti da paesi africani come Eritrea, Sudan, Somalia, Egitto, hanno raccontato di aver intrapreso la traversata su una nave con 500 persone a bordo, che ha finito per capovolgersi in mare, si legge su “la Repubblica“.
Un testimone ha raccontato alle agenzie stampa di essere fra i superstiti dei 500
Quale che sia il conto finale della sciagura, la notizia vale comunque come conferma che una nuova “via” del traffico di esseri umani è stata aperta. Due fattori fondamentali hanno imposto agli scafisti la scelta: da una parte l’accordo fra Unione europea e Turchia per fermare i profughi in fuga attraverso l’Egeo o sul percorso di terra attraverso i Balcani, dall’altra l’arrivo a Tripoli del nuovo governo, sostenuto dai paesi occidentali e dunque senza dubbio sensibilizzato dagli “sponsor” al problema delle migrazioni. E per i trafficanti di esseri umani la rotta alternativa diventa tanto più redditizia quanto la situazione politica nel Corno d’Africa diventa complicata. Già a febbraio e ad aprile il Guardacoste italiano, intervenuto in soccorso a due barche di migranti, si è trovato di fronte centinaia di disperati che hanno raccontato di aver salpato verso l’Europa dalle coste dell’Egitto.
L’apertura di una rotta “egiziana” è considerata dagli esperti una cattiva notizia
L’organizzazione dei trafficanti è guidata secondo gli investigatori delle procure siciliane dal giovane armatore egiziano Ahmed Mohamed Hanafi Farraq, ricercato in Europa e in patria. È una organizzazione raffinata, che ha sviluppato la tecnica delle “navi madre” di grande tonnellaggio: le usa per trasportare più persone, imponendo poi la sosta al largo, per far sbarcare poi i migranti sulle coste europee con barchini piccoli, meno identificabili e più facilmente sacrificabili in caso di sequestro o affondamento.