Il collasso della Libia ci regalerà un milione di clandestini: sarà invasione

14 Apr 2016 8:08 - di Redazione

Ascoltato dal comitato Schengen presieduto dalla forzista Laura Ravetto, Serra aggiunge che «non si possono escludere infiltrazioni terroristiche tra i migranti». A causare il potenziale afflusso sulle nostre coste, spiega il militare, è il collasso dell’economia libica, «passata da 1,8 milioni di barili di petrolio al giorno agli attuali 500mila». Con l’attuale «situazione di insicurezza e instabilità», ha aggiunto Serra il pomeriggio davanti alle commissioni Esteri riunite di Senato e Camera, la Libia ha perso «la possibilità di assorbire» forza lavoro. Da qui il timore per un aumento vertiginoso del numero dei migranti, si legge su “Libero“.

Paolo Serra, consigliere militare dell’inviato speciale Onu in Libia, Martin Kobler, mette in guardia l’Italia.

Il generale ha quindi aggiornato la contabilità degli arrivi dal Nord Africa: «Nel 2015 i migranti dalla Libia all’Italia sono stati 120mila. Nel mese di gennaio 2016 i migranti sono aumentati dai 3.000 dell’anno precedente a 5.200. Se le cose continueranno così, possiamo immaginare che nel 2016 avremo circa 250mila arrivi dalla Libia». Numeri, come visto, che potrebbero cambiare – in peggio – se la stabilizzazione del Paese dovesse restare una chimera. Ieri sera, intanto, 900 migranti sono sbarcati a Palermo dalla nave norvegese Siem Pilot, inserita nel dispositivo Frontex. E altri 500 stranieri sono approdati a Messina e Pozzallo.

Invasione inevitabile, ammessa anche da UE

Lo scenario è condiviso da Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, che ieri intervenendo al Parlamento Ue di Strasburgo ha definito «allarmante» il numero, «in crescita, di coloro che vorrebbero migrare dalla Libia». Si tratta di persone «provenienti dalla Nigeria, dalla Somalia, dal Gambia, dal Senegal e dalla Costa d’Avorio». Per questo Tusk ha aggiunto che «la rotta balcanica non è l’unica: altri Paesi si aspettano la nostra cooperazione e la nostra solidarietà, non solo la Grecia e la Bulgaria». In primis Italia e Malta, cui «dobbiamo essere pronti a dare aiuto, se dovessero chiederlo». Parole che suonano come un richiamo al principio della cooperazione tra i partner Ue, messo a dura prova dalla scelta dell’Austria sia di intensificare i controlli alla frontiera, sia di iniziare la costruzione di una barriera al valico del Brennero.

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