Bimbo sbarca a Parigi col passaporto falso: è in aeroporto da 10 giorni

1 Apr 2016 14:06 - di Bianca Conte

Come Tom Hanks in The Terminal: è successo di nuovo. C’è ancora un passeggero prigioniero in aeroporto in ostaggio di legge e burocrazia. Stavolta è un piccolo viaggiatore, un bambino di 8 anni, sbarcato all’aeroporto parigino di Roissy Charles de Gaulle con un passaporto falso. Proveniente dalle isole Comore – nell’arcipelago dell’Africa orientale – il ragazzino, che ora rischia l’epulsione, è in attesa che il caso si risolva.

A Parigi col passaporto falso: ragazzino bloccato in aeroporto

A tornare sulla questione di cui già da giorni si dibatte è in particolare il quotidiano Le Monde che spiega come il ragazzino sia arrivato il 21 marzo in aereo, inviato dalla madre per raggiungere la zia a Parigi con la speranza di una vita migliore. La zia, come d’accordo, era venuta a prenderlo, ma al bambino appena atterrato non erastato consentito di passare il controllo passaporti. Il documento in suo possesso, infatti, sarebbe quello del cugino: per questo motivo il piccolo è stato lasciato in stand by nella zona «per persone in attesa di procedura». Un’attesa che dura da 11 giorni. Undici giorni durante i quali un Tribunale francese ha stabilito, intanto, che il bambino dovrà rimanere nello spazio neutrale dello scalo «nell’interesse della sua protezione», almeno finché non si determina con chiarezza la sua futura destinazione. Ma, da quanto trapela, sembra che non sia la destinazione il perno della vicenda: la madre del ragazzino, infatti, già dal profilarsi delle prime difficoltà avrebbe chiesto di rimandare il figlio nelle Isole Comore; cosa a cui il governo francese vorrebbe dare seguito, ma che sarebbe ancora organizzando. Il rientro del minore, fanno sapere infatti oltralpe, stavolta dovrà prevedere un accompagnatore. Nel frattempo, come era prevedibile, tutte le associazioni e organizzazioni a tutela dei minori e operative in difesa dei loro diritti, sono scese in campo sul piede di guerra, denunciando «la detenzione» del piccolo e accusando la Francia di «violare la convenzione dell’Onu sui diritti dei bambini».

Il drammatico precedente del “prigioniero ” dell’aeroporto di Istanbul

Ma nelle condizioni di Tom Hanks nel film “The Terminal” non c’è solo il ragazzino africano: come denunciato dai media nei giorni scorsi, infatti, un rifugiato siriano, solo, con un passato di guerra, di violenze e di torture alla spalle, è da un anno prigioniero all’aeroporto di Istanbul. La sua fuga dal conflitto – che dura da almeno cinque anni – si è fermata da 12 mesi in una stanza dello scalo turco senza finestre e con la luce livida del neon perennemente accesa: la Problematic Passengers Room. Lui – come riportato, tra gli altri, in un esaustivo servizio de La Stampa – è il ventottenne Fadi Mansour. Il suo, scrive il quotidiano di Torino, «è diventato un caso internazionale e Amnesty International ha denunciato la sua “detenzione illegale” da parte delle autorità turche. Ma neanche l’appoggio della Ong è stato sufficiente a trovare una soluzione al suo caso. Così come i tweet della sua foto con un cartello al collo: «Un anno è abbastanza». E il triste elenco dei prigionieri in aeroporta allunga la sua drammatica, quanto paradossale, lista di vittime…

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