Terrorismo a Padova, indagato un operaio marocchino. Ecco perché
Si aggira indisturbato per le vie di Padova, dove dispensa come e dove può messaggi che inneggiano alla jihad. Non solo: è stato a Parigi appena una settimana dopo le stragi del 13 novembre, e su computer e chiavette risultati di sua proprietà sono stati ritrovati testi inequivocabili…
Terrorismo a Padova: marocchino indagato
Tutto questo attiene a un immigrato quarantacinquenne di origini marocchine indagato per il reato di associazione terroristica che, come riportato nel dettaglio dall’edizione odierna del Mattino di Padova, “gli uomini della Digos della città, coordinati dal procuratore distrettuale antiterrorismo Adelchi D’Ippolito” che lo attenzionavano da un po’, hanno messo al centro di alcuni accertamenti in seguito ai quali, per esempio nel corso di “un’irruzione nel suo alloggio popolare nel quartiere Palestro”, hanno riscontrato essere più che degno di sospetti e controlli.
Il sospetto di una cellula jihadista
Di più: l’attenzione investigativa si è concentrata gradualmente contro di lui sulla scia del sospetto che l’uomo potesse in qualche modo essere a capo di una “possibile cellula jihadista in città”. E allora, come riporta il quotidiano locale, “gli uomini della Digos, dopo alcuni accertamenti, sono giunti a lui”: un marocchino di 45 anni, un operaio, separato dalla moglie e residente – mimetizzato? – in una delle tante, anonime case popolari del quartiere Palestro di Padova. Un ritratto sociale come tanti, un uomo insospettabile, che vede però trasformare il suo profilo in identikit a causa di quelle “relazioni pericolose” che lo vogliono – e non solo per via della sua frequentazione della moschea di via Turazza – attestato su posizioni pericolosamente estreme della religione islamica. Tanto è bastato perché, come riportato dal Mattino di Padova, “il fascicolo d’indagine” passasse “subito alla Procura distrettuale di Venezia che coordina le indagini anti terrorismo”. Il resto è cronaca: “I poliziotti hanno studiato per qualche giorno i suoi movimenti, e quando hanno avuto un quadro esaustivo hanno organizzato la perquisizione in casa” sui cui esiti abbiamo dato conto in apertura del pezzo.
Quel viaggio a Parigi dopo il Bataclan…
Quel che è certo, dunque, è che gli investigatori padovani stanno cercando di capire al momento se il marocchino quarantacinquenne sia fin qui riuscito a costruirsi una rete di proseliti tra Padova e provincia o se invece abbia fino adesso agito esclusivamente in veste di “cane sciolto”. Per questo risulta adesso di fondamentale importanza capire se il marocchino indagato intrattenga contatti con alcuni dei terroristi islamici disseminati ovunque all’estero e, magari, proprio a Parigi: quel viaggio a ridosso del massacro d’oltralpe, infatti, desta più di qualche dubbio e ragionevole sospetto. Al momento, dunque, l’uomo è stato iscritto nel registro degli indagati per associazione terroristica.