Pedofilia, 11 arresti: fra loro anche un prete, un malato di Aids e un allenatore

11 Feb 2016 13:15 - di Paolo Lami

L’orrore della pedofilia sconvolge, di nuovo, l’Italia. Un’operazione dei carabinieri fra la Lombardia e l’Emilia, nata dalla denuncia di una madre bresciana che ha scoperto sul telefono cellulare del figlio 16enne alcuni sms sui rapporti sessuali che il giovane consumava con maggiorenni conosciuti in chat, ha sollevato il velo su una vicenda terribile di pedopornografia portando in carcere, su ordine della Procura di Brescia, 11 pedofili, fra cui un prete, don Diego Rota, che prestava il suo servizio a Solza, nel Bergamasco, un allenatore di calcio e persino un malato di Aids che, a pagamento, abusavano minorenni adescati sul web. Quest’ultimo, Claudio Tonoli, cinquantasei anni, era già stato arrestato nelle scorse settimane dalla Polizia locale di Montichiari, in provincia di Brescia, perché, pur affetto da Hiv, chiedeva di consumare rapporti sessuali non protetti.
A casa dell’uomo gli agenti della Polizia locale avevano trovato, nell’occasione, molti contatti sul telefonino ma anche su agende e quaderni. Già in occasione di quell’arresto gli investigatori spiegarono che il provvedimento rientrava in un’indagine più ampia e ancora in corso ma che «l’uomo andava fermato». Tonoli,sieropositivo dal 1997, due anni fa, era stato al centro di un caso giudiziario quando un 13enne raccontò di essere stato avvicinato da lui che gli avrebbe mostrato immagini pornografiche.
Oltre agli undici pedofili raggiunti da ordinanza di custodia cautelare e che sono ora ai domiciliari –  – una dodicesima risulta, al momento, irreperibile perché all’estero – ci sono almeno altre dieci persone indagate.
I ragazzi si presentavano come maggiorenni sui social network e, una volta stabilito il contatto, gli indagati avevano con loro rapporti sessuali in luoghi appartati, come parcheggi di centri commerciali o abitazioni provate, in cambio di regali o piccole somme di denaro.
L’operazione dei Carabinieri di Brescia ha interessato, oltre alla provincia di Brescia, quelle di Bergamo, Milano, Monza e Brianza e Parma.
Oltre al sacerdote bergamasco e all’allenatore di squadra giovanili di calcio, è indagato anche un vigile urbano, sempre per l’accusa di prostituzione minorile continuata.
Le persone maggiormente coinvolte nella vicenda sono il sacerdote, l’allenatore di calcio e il vigile urbano, tutti residenti nella Bergamasca, che non si conoscevano tra loro, ma frequentavano gli stessi ragazzini che avevano conosciuto su Internet.
I militari hanno sequestrato, nel corso delle perquisizioni, anche numerosi computer i cui hard disk verranno ora analizzati da esperti forensic per rintracciare anche file nascosti o cancellati. L’indagine, cominciata nell’agosto dell’anno scorso dai militari della Compagnia di Brescia e della Sezione di polizia giudiziaria ha consentito di identificare quattro ragazzi minorenni che avevano avuto rapporti sessuali a pagamento. Ma, secondo gli investigatori, sono stati numerosissimi gli episodi di rapporti consumati a bordo di autovetture in parcheggi di centri commerciali, in luoghi di intrattenimento e nelle abitazioni di alcuni degli indagati.
L’arresto del prete, posto ai domiciliari, è arrivato come un fulmine a ciel sereno alla Curia di Bergamo: «le gravi accuse di cui è imputato suscitano nel Vescovo e nella nostra comunità diocesana stupore, sgomento e profondo dolore – distilla in una nota l’ufficio del Vescovo di Bergamo – Desideriamo manifestare la nostra vicinanza a coloro che stanno soffrendo per questa vicenda senza dimenticare nessuno. A seguito dei provvedimenti restrittivi messi in atto, riteniamo di dover nominare un amministratore parrocchiale per garantire il servizio alla comunità parrocchiale di Solza».
Come detto è stata una madre, preoccupata per quei messaggi a sfondo sessuale trovati sul cellulare del figlio minorenne, a indurre gli investigatori con una propria denuncia ad approfondire la vicenda. Ascoltato, lo stesso 16enne ha poi ammesso e fatto il nome di alcuni amici che come lui avevano intrapreso relazioni con adulti conosciuti in chat. Da lì è partita l’indagine che potrebbe riservare altre sorprese a breve.
Di fatto esisteva un vero e proprio tariffario, hanno scoperto poi gli investigatori. Alcuni dei soggetti arrestati avrebbero fornito ad alcuni ragazzini dei telefoni cellulari da utilizzare per scambi di sms erotici. In base alla prestazione gli arrestati pagavano dai 20 ai cento euro oltre a regali di vario genere. In un caso anche una catenina d’oro con lo stemma dell’Inter, ma anche biglietti per il parco divertimenti di Gardaland, gelati, cene al McDonald’s.

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