M5S abbandona la Cirinnà: tattica parlamentare e paura dei sondaggi

7 Feb 2016 8:18 - di Redazione

Alla fine prevale la ragion politica. Che consiglia a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio di sganciare il Movimento da una posizione precostituita su un tema così delicato e divisivo come quello della stepchild adoption. Libertà di coscienza, dunque. Che in un partito dove il dissenso interno viene solitamente schiacciato a suon di espulsioni non è cosa di poco conto. Eppure la scelta è in qualche modo obbligata, perché sono settimane che i Cinque stelle sono alle prese con un acceso dibattito interno e la piazza del Family day non ha fatto che rafforzare le ragioni di chi è contrario all’adozione del figlio del partner nelle coppie omosessuali.

Sono divisi i 35 senatori M5S che dalla prossima settimana inizieranno a votare il ddl Cirinnà

Ma divisa – si legge su “il Giornale” –  è soprattutto la base elettorale del Movimento che non si esaurisce nei tanti che ieri protestavano in rete, delusi dal dietrofront di Grillo. A quella fetta di elettorato, più giovane e social, si aggiungono infatti i tanti elettori per così dire “tradizionali”, molti dei quali più vicini alle ragioni del centrodestra e sensibili alle posizioni del Family day. Senza considerare la componente cattolica. Secondo un sondaggio Demos, il 24,3% di coloro che nel 2013 votarono per i Cinque stelle sono cattolici praticanti, mentre dato dello scorso settembre – il 44% dell’elettorato del Movimento dice di avere fiducia nella Chiesa. C’è poi il fattore geografico, perché il M5S ha un elettorato molto forte nel Centro e Sud Italia. E in questi territori, certamente più che al Nord, la fede orienta in maniera più forte i comportamenti sociali.

Le adozioni gay fanno perdere i voti: Grillo e Casaleggio lo sanno

Sostenere la stepchild adoption, insomma, rischierebbe di essere un vero e proprio boomerang dal punto di vista elettorale. Così, Grillo e Casaleggio – ma è quest’ultimo che avrebbe deciso il cambio di rotta, in accordo con il direttorio – hanno preferito chiamarsi fuori dalla querelle. Anche se tra i senatori Cinque stelle che si erano più esposti a favore del ddl Cirinnà, come per esempio Alberto Airola, è già partita sui social una specie di conta con l’hastag #IoVotoSì.

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