Bertolaso dichiara guerra a Affittopoli: fuori tutti tranne i veri indigenti

15 Feb 2016 12:33 - di Redazione

«Fuori tutti tranne quelli veramente indigenti, che sono un’assoluta minoranza. Poi gli immobili comunali vanno messi a profitto». Il candidato sindaco di Roma per il centrodestra, Guido Bertolaso ha le idee chiare per mettere ordine al far west delle case popolari.  La soluzione che propone è semplice: le case popolari del Comune vanno a chi ha reale necessità, quindi tutti gli altri che grazie alle solite raccomandazioni di amici degli amici abitano in case di pregio e a prezzi fuori mercato vanno sbattuti fuori. Intervistato da Radio Capital, Bertolaso ha anche promesso che porterà la raccolta differenziata «al cento per cento, con il porta a porta si può».

Bertolaso e le case del Comune.  Ma c’è anche la truffa sulle case dei disabili

Ma l’attenzione del candidato sindaco del centrodestra è concentratta tutta sullo scandalo Affittopoli che sta scuotendo in questi giorni per l’ennesima volta la Capitale. Dopo l’elenco choc delle case di pregio del Campidoglio offerte a prezzi stracciati (basti pensare ad appartamenti affittati per soli sette euro e cinquanta centesimi al mese), è scoppiato un altro caso da aggiungere allo voce sprechi sulle case di proprietà pubblica: c’è anche la truffa sulle case dei disabili. Come si legge sulla cronaca di Roma del Messaggero, finisce nel tritacarne delle polemiche l’Ipab-Centro per assistenza ai ciechi Sant’Alessio.  Una storica istituzione che dalla seconda metà dell’ottocento realizza attività volte all’inclusione sociale dei ciechi e degli ipovedenti. L’istituto ha un patrimonio immobiliare di duecento milioni, ma ha collezionato debiti per venti milioni, dovrebbe incassare cinque milioni di euro di morosità. Ma ciliegina sulla torta  si è scoperto che neppure di dieci per cento degli affittuari è ipovedente. Ci sono immobili in zone di prestigio come in via Margutta.  Il Messaggero ricorda che l’istituto ha una tenuta anche in provincia di Siena, 820 ettari e sessanta casali, assegnata tredici anni fa a una società  con sede a Fiumicino che in teoria avrebbe dovuto pagare 250mila euro all’anno. Una somma assolutamente irrisoria, che secondo una denuncia dei Cinquestelle non viene pagata: «Quell’importo è stato ritenuto dalla procura regionale della Corte dei conti esiguo … dovrebbe essere almeno di due milioni di euro. Eppure, nonostante questo risulta agli atti che la società concessionaria non paga neanche il canone».  Una vicenda confermata anche dal presidente dell’Ipab Sant’Alessio, Amedeo Pva: «Abbiamo attivato la procedura di pignoramento, la situazione va risolta».

 

 

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