La Terra dei fuochi continua a bruciare, ma De Luca nega l’evidenza

21 Gen 2016 8:24 - di Redazione

Gli sversamenti illegali vanno avanti. I roghi di rifiuti tossici pure, con la scontata flessione invernale (per ovvie ragioni meteo) che si registra ogni anno fra novembre e aprile o maggio. La Terra dei fuochi continua dunque a non aver pace, come testimoniano anche le immagini in questa pagina e nel video (“Fumi assassini”) che si può andare a vedere sul sito www.avvenire.it e sul canale Youtube di Avvenire. Il governatore campano Vincenzo De Luca, durante la sua audizione in Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, ha polemicamente raccontato la sua «difficoltà di lavorare quando esiste gente che ogni mattina si sveglia per pubblicare dati dell’Istituto superiore della sanità sulle patologie tumorali, ormai vecchi di due anni. A questi signori chiedo di non fare del male a loro stessi e a tutti noi».

La Terra dei fuochi continua dunque a non aver pace

E aggiunto che «la maggior parte dei roghi non coinvolge scarti industriali, ma rifiuti: in ogni caso sarebbe bene che lo Stato avviasse un’azione repressiva forte contro quelle persone che vanno ad accendere i fuochi». Basta in realtà aver girato (e girare) in lungo e largo le zone a sud di Caserta e nord di Napoli per sapere che a bruciare giorno e notte sono quasi sempre rifiuti spe ciali e tossici e pochissimi sacchetti d’immondizia casalinga: dagli pneumatici ai solventi, dagli scarti (lavorati chimicamente) di conceria a quelli d’abbigliamento, dal materiale edilizio d’ogni genere all’amianto (che per altro nemmeno va a fuoco, ma al più s’annerisce). Del resto, ad esempio, ogni paio di scarpe o borsa da donna “produce” almeno mezzo chilo di scarti e se la produzione è ” in nero “, anche quelli devono essere “smaltiti” senza lasciarne traccia documentale.

Le tecniche dei roghi tossici si conoscono ormai nel dettaglio.

Viene pagato qualche disperato (soprattutto rom, immigrati o italiani poveri) con una decina d’euro e la tattica è solitamente quella del mordi-e-fuggi. Si accendono cioè roghi non grandissimi, perché brucino velocemente e non diano tempo ai Vigili del fuoco d’arrivare. Di frequente, si accendono decine e decine di volte anche nello stesso posto, preferibilmente sotto cavalcavia e in aperta campagna, magari in fondo a stradine strette e sterrate, spesso neppure riconosciute dai navigatori e dove i mezzi, sempre dei Vigili, nemmeno riescono ad arrivare. Le cifre della Prefettura casertana raccontano – stando sempre alle parole di De Luca – che «dal 2012 al 2015 il numero dei roghi ha fatto segnare un calo del sessanta per cento».

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