Sequestrato un tratto del Lungotevere: sotto accusa i liquidi tossici “spremuti” dai mezzi Ama
Il gip del Tribunale di Roma ha disposto il sequestro di un tratto di Lungotevere, a Roma, per il forte inquinamento acustico e per la presenza di percolato, liquido legato allo smaltimento dei rifiuti. Nell’area interessata per alcuni anni hanno stazionato i compattatori dell’Ama, veicoli destinati alla raccolta dei rifiuti. L’area sequestrata, da dove sono stati rimossi gli autocompattatori, è di alcune decine di metri e si trova nel tratto di strada a pochi metri dal ponte Regina Margherita nella direzione del palazzo della Marina e ad una manciata di metri dalla centralissima piazza del Popolo. Il traffico veicolare non è stato bloccato ma è stata chiusa al passaggio una ampia fetta del marciapiede dove prima sostavano gli autocompattatori dell’Ama. Il provvedimento del gip Massimo Pierazzi è arrivato su richiesta della Procura di Roma che nel luglio scorso aveva avviato una indagine dopo l’esposto di alcuni cittadini sull’attività svolta dai compattatori dell’Ama che operavano per 19 ore al giorno provocando un inquinamento acustico intollerabile.
“Le indagini – afferma l’avvocato Antonello Giudice, che assiste alcuni abitanti – hanno confermato come la presenza dei compattatori, non solo sia fonte di disturbo della quiete e della tranquillità dei residenti anche nelle ore notturne, ma sia anche causa di fuoriuscita di liquidi nauseabondi nel corso dell’attività di raccolta che imbratta l’area e determina un rischio di contaminazione”. Per il penalista “il provvedimento del Gip pone fine, speriamo definitivamente, a una situazione indecorosa e dannosa non solo per i residenti e per coloro che lavorano in tale area ma per l’immagine stessa della città”.
“I mezzi sono andati via tre giorni fa – spiega Carmen Di Penta, direttore generale di Marevivo, la cui sede si trova sulla piattaforma galleggiante di fronte all’area posta sotto sequestro – stavano lì dall’agosto del 2014 e lavoravano per tutto il giorno e la notte, per 24 ore, senza sosta. I due grandi compattatori erano fermi lì e aspettavano l’arrivo dei mezzi più piccoli (i cosidetti ‘squali’, che si muovono meglio nelle strade strette del centro). A quel punto i rifiuti finivano nei mezzi più grandi e venivano compattati; una volta che uno dei due camion era pieno andava in discarica. E poi si ricominciava”. “Una situazione infernale – osserva il direttore generale di Marevivo – con roba e liquidi che cadevano per terra per via di questa lavorazione. E’ una cosa abbastanza grave quanto accaduto che rientra nei reati ambientali”.