Coppa Italia, volano insulti in campo. Ma stavolta non è colpa dei tifosi…
Ancora un siparietto “esemplare” dal mondo del calcio, che spesso finisce sul banco degli imputati per colpa di tifosi violenti, aggressivi o politicamente scorretti ma è in campo che viene dato il buono (o il cattivo) esempio. E lo dimostra il finale inedito che ha chiuso il match Napoli-Inter e che ha visto la qualificazione dei nerazzurri alle semifinali di Coppa Italia, incassando la vittoria per 2 a 0. Peccato che la partita sia stata messa in secondo piano dal battibecco scoppiato subito dopo il match tra i due allenatori, Maurizio Sarri e Roberto Mancini. A una richiesta di spiegazioni da parte di un giornalista di Raisport, il tecnico dell’Inter ha chiarito cosa era successo in campo, un diverbio nato dal recupero, dopo che Mancini aveva chiesto un chiarimento al quarto uomo. A quel punto, Sarri si è indirizzato verso Mancini insultandolo. “Sarri è un razzista e gli uomini come lui non posso stare in campo – afferma Mancini – Io mi sono alzato solo per chiedere al quarto uomo il perché dei 5 minuti di recupero. Lui ha iniziato a inveire contro di me urlando, e dicendo ‘fr…, finocchio’. Le persone come lui non possono stare nel calcio sennò non migliorerà mai. Si deve vergognare, ha 60 anni. Il quarto uomo era lì, ha sentito e non ha detto niente”. Sarri, che non ignora di certo quanto sia influente il calcio sull’immaginario degli italiani, sui loro comportamenti negli stadi e fuori e che allena una squadra che ha perso un tifoso proprio per gli scontri prima di una partita di calcio, si è giustificato così: “Una litigata da campo in 10 secondi deve finire lì. Negli spogliatoi ho subito chiesto scusa. Omofobo mi sembra un’esagerazione, era un insulto di rabbia senza secondi fini. Non ce l’ho con Mancini, ero nervoso e ho perso lucidità perché c’era un’ingiustizia forte”.