La Norvegia impone ai musulmani i corsi su “come si trattano le donne”
La crisi dei migranti ha raggiunto il suo drammatico apice quest’anno, con oltre un milione di profughi arrivati in Europa che hanno dato la “sveglia” anche ai quei paesi poco inclini ad affrontare il problema, ma sono almeno due anni che in Norvegia le questione è affrontata in modo serio e, soprattutto, pensando al futuro. E’ anche per questo che nel paese scandinavo dal 2013 si tengono corsi di formazione per i migranti, soprattutto i musulmani, su “come trattare le donne”. Il programma, per alcuni all’avanguardia per altri quanto meno controverso, è su base volontaria ed ha l’obiettivo di prevenire violenze sessuali e altri crimini da parte di quei profughi originari di paesi in cui le donne vivono in una condizione di segregazione e disparità rispetto all’uomo.
“Vietato imporre rapporti sessuali”
“Il nostro scopo è che imparino almeno la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato”, ha spiegato al New York Times Nina Machibya, direttrice del programma nella città di Sandnes. Su uno dei manuali utilizzati nei corsi si spiega molto chiaramente che “costringere qualcuno ad avere rapporti sessuali in Norvegia è illegale, anche se con questa persona siamo sposati”. Inoltre si sottolinea che in Norvegia “non è la religione a stabilire le leggi” e che “regole e leggi devono essere rispettate indipendentemente dalla fede di una persona”. La prima città norvegese ad avviare il programma di formazione per i migranti fu Stavanger, centro dell’industria petrolifera, in seguito ad un’ondata di stupri commessi da stranieri tra il 2009 e nel 2011. Negli ultimi anni però, la paura di stigmatizzare i migranti come “potenziali stupratori” o di fare il gioco di movimenti razzisti e xenofobi ha frenato la maggior parte dei governi europei che hanno evitato di affrontare la questione. Poi con la crisi di quest’anno tutto è cambiato.
Educazione sessuale per profughi musulmani
In Danimarca i parlamentari stanno premendo per avviare corsi di educazione sessuale per i profughi. La Baviera, la principale porta d’ingresso per la Germania, ha già attivato corsi sperimentali per adolescenti in un centro profughi a Passau. La Norvegia già due anni fa ha affidato ad un’organizzazione no profit, “Alternativa alla violenza“, il compito di formare gli operatori dei centri per rifugiati. “Molti migranti provengono da paesi e culture che considerano la donna una proprietà dell’uomo”, spiega Per Isdal, uno psichiatra che lavora per uno dei programmi. “Dobbiamo aiutarli ad adattarsi ad una cultura nuova, il pericolo più grande è il silenzio”, sostiene. Il governo norvegese ha stanziato fondi per pagare gli interpreti per i corsi per due anni. Adesso sta esaminando i risultati del programma per capire se sia il caso di prolungare il finanziamento.