Morto sulla Vespucci: rinviati a giudizio i vertici della Marina militare

11 Dic 2015 18:51 - di Redazione

Cinque alti ufficiali della Marina sono stati rinviati a giudizio per la morte del giovane sottocapo nocchiere di 3ª classe della Marina militare Alessandro Nasta, precipitato per 15 metri dall’albero maestro della nave scuola Amerigo Vespucci, il 29 maggio 2012. Ad essere processati saranno, tra gli altri, l’attuale capo di stato maggiore della Marina Militare, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, l’ex capo di stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli e l’ammiraglio Bruno Branciforte. Branciforte è stato a sua volta capo di stato maggiore della Marina dal 2010 al 2012. A processo anche l’ex comandante della Vespucci Domenico La Faia e il suo comandante in seconda, il capitano di fregata Marco Grassi. Lo ha disposto il gup accogliendo le richieste di Gianfranco Amendola, fino a qualche giorno fa procuratore della Repubblica di Civitavecchia. Il processo, con rito monocratico, prenderà il via il 16 marzo prossimo, davanti al giudice Flavia Mangiante. Al momento della disgrazia, la nave era in navigazione isolata al largo dell’Argentario, 40 miglia a Nord di Civitavecchia. Il giovane Nasta, trasportato in elicottero, morì nell’ospedale di Civitavecchia in seguito dell’aggravarsi delle condizioni cliniche e per le numerose fratture riportate. L’indagine sulla morte, condotta personalmente da Amendola, con l’intervento dell’Ispettorato del lavoro e con sequestro di atti, perizie ed interrogatori, è durata due anni.

L’incidente sulla Vespucci del maggio 2012

Nasta, 29 anni, precipitò durante un trasferimento dell’imbarcazione dalla Spezia a Civitavecchia. «Stava rientrando sul ponte di coperta quando, all’altezza della prima coffa, mentre si sosteneva al passamano (tientibene), le cime che collegano la coffa alle sartie (i cavi d’acciaio che reggono l’albero), aveva perso la presa cadendo da una altezza di circa 15 metri urtando la
testa sul ponte di coperta». Il nocchiere, si legge nel capo di imputazione, era comandato a un servizio marinaresco «in condizioni di potenziale pericolosità nelle attività svolte in quota».

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