“Caos calmo” a sinistra: ora per Renzi le primarie sono una maledizione
“Maledette primarie!”. Chissà quante volte lo avrà pensato in queste ultime settimane Matteo Renzi, il leader politico che più di ogni altro di quel metodo è insieme figlio e tributario. È stato proprio grazie ai gazebo che ha scalzato la vecchia consorteria della Ditta, quella dei Bersani, dei D’Alema e delle Rosebindi, passo obbligato prima di disarcionare da Palazzo Chigi il compassato Enrico Letta. Ironia della sorte, le primarie rischiano ora di diventare il calvario politico del “nuovo” Pd, con le grandi città interessate dal voto amministrative della prossima primavera – Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna – pronte a trasformarsi in altrettante dolorose stazioni della via crucis del premier-segretario.
Primarie senza pace nelle grandi città
Grande è la confusione sotto il cielo della sinistra, ma la situazione è tutt’altra che eccellente: a Milano lo scontro tra i sostenitori di Giuseppe Sala e i fautori della candidatura di Francesca Balzani in nome della continuità con il sindaco “arancione” Giuliano Pisapia ha tutta l’aria di non essere effimero né passeggero. A Torino sono invece i vendoliani di Sel, stretti intorno all’ex-sindacalista Giorgio Airaudo, a mettere fifa blu ad un mostro sacro come Piero Fassino. E se a Bologna la ricandidatura dell’uscente Virginio Merola non sembra suscitare grandi clamori, è a Roma e a Napoli che il Pd di Renzi comincia a respirare aria di sconfitta. Sotto il Vesuvio la situazione si è fatta addirittura incandescente dopo il ritorno in campo di Antonio Bassolino, il cui primo effetto collaterale potrebbe consistere nell’avvicinare il governatore Enzo De Luca all’uscente Luigi de Magistris.
E a Napoli il Pd vuol “rottamare” Bassolino
E ancor più ammuinata rischia di renderla un’intervista alla Stampa in cui la vicesegretaria Deborah Serracchiani ha di fatto annunciato il veto del Pd alla candidatura del “vecchio” Bassolino, intestandosi in prima persona questo secondo tempo della “rottamazione”: «Ne parleremo negli organismi di partito – ha avvertito – e farò il possibile perché sia condivisa». L’intento, manco a dirlo, è tutt’altro che discriminatorio: «è solo per trovare un nuovo modo di fare le primarie». Dice proprio così, la Serracchiani. E quasi quasi pretende che un volpone come Bassolino le creda e, commosso, la ringrazi.