Boschi: “Chi ha sbagliato pagherà”. Ecco perchè non ci crede nessuno

19 Dic 2015 8:56 - di Redazione

La giovane Maria Elena Boschi a Montecitorio ha sostenuto che il papà sia entrato nel consiglio di amministrazione nel maggio del 2014. per restarvi fino al febbraio del 2015. quando la banca fu commissariata. Eh, no, le cose non stanno così. Boschi fece il suo ingresso nel cda già nel 2011 e infata nel 2012, a seguito di un’ispezione della Banca d’Italia fu sanzionato con una multa da 144 mila euro. Facendo parte del comitato esecutivo, cioè dei vertici che governavano la Popolare, Boschi senior evidentemente aveva compiuto atti ritenuti dall’istituto di vigilanza in contrasto con le norme vigenti. Un comportamento che per gli ispettori di via Nazionale sarebbe stato reiterato in seguito, tanto è vero che per il babbo del ministro è in arrivo una seconda contestazione, annunciata dagli uomini del governatore proprio in questi giorni. Stando così le cose, e prescindendo da risvolti penali che nessuno allo stato attuale può contestare all’ex vicepresidente dell’Etruria, è evidente che Pier Luigi Boschi rischia una causa di responsabilità con relativa richiesta di risarcimento. Se Bankitalia ha intravisto delle violazioni nello svolgimento del suo ruolo in banca si apre il delicato caso dei giudizi in sede civile. O meglio: si potrebbe aprire, ma solo se l’istituto di vigilanza lo riterrà opportuno, perché – e qui sta la novità e il probabile conflitto di interessi sul quale Madonna Boschi non ha speso una parola ma ha prudentemente glissato, con il decreto del 16 novembre il governo ha scippato il diritto ai creditori sociali di rivalersi sugli ex amministratori.

La Boschi non ha chiarito il vero tema del conflitto d’interessi con il papà

Fino a prima i commissari nominati dalla Banca d’Italia erano i soli a poter esercitare la causa di responsabilità nei confronti degli ex amministratori, ma a nome della banca, come è ovvio. Con il decreto che recepisce la direttiva Ue sui fallimenti bancari, ai commissari viene devoluto anche il diritto dei creditori sociali, i quali ora devono assoggettarsi al volere dei commissari sentito il parere della Banca d’Italia. Qualcuno forse riterrà che la modifica sia stata ordina ta dall’Europa e invece no: se ci si legge la direttiva Ue si scopre che semmai questa lascia inalterati i diritti degli azionisti, consentendo ogni impugnativa. E allora perché, all’insaputa di tutti, sono state inserite quelle tre paroline sul diritto dei creditori sociali? Chi ha voluto cambiare la norma e a favore di chi? Maria Elena Boschi, che pure accompagnò il decreto con la sua firma – ricorda Belpietro su “Libero” – ieri su questo ha preferito non spendere una parola, sostenendo di non aver favorito la sua famiglia. Ma impedire che qualcuno faccia una causa di responsabilità al padre, aggredendo il patrimonio di famiglia, non è un modo di favorire la propria famiglia? Qui non stiamo parlando di insider trading (mai pensato che il ministro abbia tratto vantaggio personalmente da informazioni riservate), ma di uno scudo che proteggerà gli ex amministratori della banca. È questo il conflitto d’interessi sul quale Maria Elena Boschi doveva rispondere e non ha risposto.

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