Alfio Marchini lancia la convention dei moderati, “Per vincere a Roma”

31 Dic 2015 8:42 - di Redazione

Alfio Marchini si muove a tutto campo per conquistare il Campidoglio. Tra progetti da mettere in piedi a gennaio e novità legislative per dare un baricentro a Roma. Marchini, il premier ha confermato il voto a giugno: ha avuto mai il timore di un rinvio? «Mai. Renzi sapeva bene che sarebbe stata una scelta sciagurata». Finora con Fassina lei è l’unico candidato. Perché da tre mesi ha rifiutato gli inviti in tv? «Non sono assillato dai sondaggi a sei mesi dalle elezioni. Preferisco lavorare a programmi e squadra. È da marzo che dovrà partire il trend in crescita dei consensi». Nel Pd si fa il nome di Giachetti: è un competitor pericoloso? «Tutti lo sono. Lo conosco da quando lavorava con Rutelli nel 1993. È una persona perbene». Marino minaccia di ricandidarsi: l’ex sindaco potrebbe impensierire il Pd renziano? «Un anno fa gli consigliai di dimettersi e ricandidarsi. Ha aspettato troppo e il 30 ottobre il Pd davanti al notaio ha sancito la morte del centrosinistra. Hanno ragione, su questo, Fassina e Sel».

Marchini strizza l’occhiolino a Berlusconi e ai moderati

E’ vero – chiede “il Messaggero” – che Berlusconi sarebbe pronto a un appoggio informale pur di non bruciarla? «Gli hanno imputato tutto ma non di essere machiavellico. Ha capito prima di tutti che la stagione politica dei vecchi partiti e vecchie ideologie è finita». Bene, ai partiti del centro destra cosa dice? «Non credo che il candidato cosiddetto unitario possa uscire da un vertice di palazzo. Bisognerà attivare il coinvolgimento del popolo dei moderati per rafforzare i valori identitari e definire programmi concreti e realizzabili». Sta evocando una sorta di primarie allargate? «Abbiamo un’idea innovativa che va in quella direzione e che presenteremo a febbraio un minuto dopo il nostro programma». Una convention? «Sinistra e destra hanno fallito, ma le istanze alle quali avrebbero dovuto dare risposte sono ancora insolute e chi non si riconosce nel Pd sente il bisogno di un passaggio dove físicamente un popolo si ritrovi e riprenda un nuovo cammino».

Marchini: “non vedo perché lasciare Gramsci alla Le Pen che lo cita pubblicamente”

I grillini continuano a essere dati per favoriti: preoccupato? «Lo erano anche nel 2013 quando Grillo era al 30% e noi all’1% e tutti lo davano per vincente. Finì con noi al 10% e loro al 13%». Ha usato le parole di Gramsci «odio gli indifferenti, odio chi non parteggia» – in onore della sua famiglia o per mostrare che gli steccati non esistono più? «La parola odio non fa parte del mio vocabolario ma la provocazione di Gramsci coglie nel segno: l’indifferenza uccide. E a Roma ha lasciato campo libero ai poteri marci. Ora bisogna metterci la faccia senza celarsi dietro stucchevole buonismo». Non ha risposto sulla sua famiglia. «Sono fiero del coraggio con la quale la mia famiglia si è battuta nel secolo scorso. E non vedo perché lasciare Gramsci alla Le Pen che lo cita pubblicamente».

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