Renzi su Marino: «Inventa congiure solo per nascondere il suo fallimento»

2 Nov 2015 19:33 - di Redazione

Si infiamma la polemica nel Pd per la questione romana: «Quando vedo certi addii scenografici mi rendo conto di quanto possa essere falsa la politica. Chi fallisce la prova dell’amministrazione si rifugia nella cerimonia di addio, vibrante denuncia di un presunto complotto, con tono finto nobile e vero patetico. Non mi riferisco solo a Marino, certo». Lo dice Matteo Renzi a Bruno Vespa, e prosegue: «I politici si dividono in capaci e incapaci. Non c’è disonestà intellettuale più grande di chi inventa congiure di palazzo per nascondere i propri fallimenti. Chi fallisce la prova dell’amministrazione si rifugia nella cerimonia di addio. Mi riferisco a quelli che cercano di far credere ai media che sono vittime di congiure di palazzo», afferma ancora Renzi nella conversazione con Vespa per il prossimo libro del giornalista Donne d’Italia in uscita da Mondadori Rai Eri. «Quando uno se ne va – insiste il premier – dovrebbe spiegare cosa ha fatto, quali risultati ha ottenuto, perche ha perso la maggioranza. Se la maggioranza dei tuoi consiglieri ti manda a casa, non si chiama congiura: è la democrazia, bellezza». Attacco sicuramente rivolto a Marino ma forse anche, ha osservato Vespa, al predecessore di Renzi, Enrico Letta. E sul futuro di Roma, il premier dice: «Prima viene Roma. Nel frattempo riorganizzeremo il partito che è dilaniato da correnti interne, incomprensibili ai romani. Lavoreremo per ricucire e alla fine sceglieremo il candidato».

Per il Campidoglio Renzi rifiuta di fare nomi

Ma sul nome del candidato, il premier taglia corto: «È troppo presto per parlarne», risponde a chi gli domanda se per il Campidoglio il Pd potrebbe scegliere il ministro Marianna Madia o un candidato esterno al partito come il ministro Beatrice Lorenzin. La priorità, afferma il segretario, è «riorganizzare il partito: Sono più divisi – osserva – delle contrade del palio di Siena. Ma almeno lì a Siena c’è una tradizione, una storia e uno spettacolo unico. La rivalità tra democratici di Roma è incomprensibile. Lavoreremo per ricucire e alla fine sceglieremo il candidato. Ma prima, prima di tutto, vengono i bus, le buche, l’aeroporto, le scuole, i giardini, l’illuminazione, la pulizia della città. Ho fatto il sindaco. La gente – conclude – chiede questo, non filosofie esoteriche». E conclude: «Per sei mesi vorrei che non ci fosse spazio per le solite polemiche miopi e meschine, ma per i nuovi autobus, per la pulizia, per il verde pubblico, per le periferie, per lo straordinario centro storico. E vorrei che l’espressione Sono un cittadino romano tornasse a essere motivo di vanto, di orgoglio, di onore come accadeva in passato». «La città capitale d’Italia, non la città degli scandali e delle polemiche. Insieme, ce la faremo. Poi i romani si sceglieranno il loro sindaco».

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