Processo alla politica. C’è Mafia per tutti: liscia, gassata o Capitale?
Va a processo Mafia Capitale. E va a processo, perciò, una idea. Una ipotesi accusatoria. Secondo la quale non c’è una sola Mafia. Ci sono più Mafie. C’è la Mafia normale, propriamente detta, e c’è Mafia Capitale. In attesa dell’emergere di qualche altra Mafia. Da individuare nel prossimo futuro. Mafia che tanto somiglia all’acqua: c’è quella liscia e c’è quella gassata. E poi ci sono le gradazioni di anidride aggiunta. Ma, come quella è sempre acqua, questa – ci spiegano un po’ tutti – sempre Mafia è. Inutile fatica provare ad obiettare: il messaggio è passato. Ed è Mafia, perciò. Anche se non pare. O, forse, proprio perchè non pare. Tutto e il suo contrario, oramai, è Mafia. L’Italia è Mafia. Perchè, se c’è a Roma, è sicuro che ci sarà altrove. In un altrove che non è la povera Sicilia, ma che è ovunque. E, ovunque, sarà una Mafia “originale e originaria”, come quella individuata nella Capitale. Una Mafia che cerca anche di lucrare. Ma, anzitutto, una Mafia portatrice di interessi; una Mafia di relazioni e condivisioni; una Mafia di idee e di progetti, ramificata su un territorio che controlla con quelli che sono i suoi adepti o, soci: insomma, la Mafia dei partiti. Che tanto somiglia a Mafia Capitale. Forte, fortissima nelle amministrazioni comunali. Tutte. E in quelle regionali. Tutte. Perché nomina e coopta. E guida e dirige. E perciò governa. Così ragionando, ci sembra che il problema Mafia possa avere una soluzione facile facile. Semplice e definitiva. Se la Mafia è questa roba qui. Se la Mafia agisce così. Se non c’è una Mafia, ma ce ne sono tante e diverse da essere – per l’appunto – definite originarie e originali, allora la soluzione è facile da trovare. C’è già. Basta eliminare i partiti e si elimina la Mafia. Quella “originale e originaria”, ovviamente.