Nel Napoletano trovata testa di maiale davanti a un luogo di culto islamico

25 Nov 2015 11:25 - di Redazione

Una testa di maiale è stata trovata all’esterno di un capannone di Giugliano in Campania (Napoli) adibito a luogo di culto islamico. Una moschea abusiva per la quale più volte i residenti della zona avevano chiesto più controlli. Ritrovate anche scritte inneggianti a Putin e contro l’Isis, che sono state cancellate. Sul posto sono intervenuti gli agenti del locale commissariato, guidato dal dirigente Pasquale Trocino, che hanno avviato le indagini nell’ambito dei gruppi antagonisti presenti nella zona. Il commissariato di polizia di Giugliano, di recente, ha eseguito un monitoraggio dei luoghi di culto islamici presenti sul territorio cittadino e avviato colloqui con chi li gestisce per tenere sotto controllo eventuali derive estremiste e per garantire la sicurezza dei musulmani che li frequentano. I musulmani hanno denunciato che si tratta di un “atto crudele compiuto da qualche fanatico”.

Arrestato un ghanese già espulso e rientrato illegalmente

Controlli a tappeto anche a Napoli in queste settimane di emergenza. Controlli che hanno condotto all’arresto di un cittadino ghanese, già espulso e rientrato in Italia illegalmente. L’uomo, K. P. di 46 anni, è stato fermato in Piazza Carlo III alla guida di un’auto privo di patente valida e, a seguito degli ulteriori accertamenti, è risultato destinatario di un provvedimento giudiziario di espulsione, con accompagnamento coatto alla frontiera, eseguito nel 2010, quale persona pericolosa e abitualmente dedita allo spaccio di stupefacenti nonché ad altre attività illecite. Il ghanese – riferisce la Polizia municipale – ha quindi infranto il divieto di rientro in Italia per 10 anni dall’esecuzione forzosa dell’espulsione, oltrepassando clandestinamente la frontiera nazionale. L’uomo è stato condotto davanti all’autorità giudiziaria per il rito direttissimo, come disposto dal pm di turno, a seguito del quale è stato condannato ad un anno di pena detentiva. Difficile non pensare, in casi come questo, che chi denuncia le frontiere-colabrodo nel nostro Paese come causa di aumento della criminalità è dalla parte della ragione. Solo grazie ai controlli straordinari decisi dopo i fatti di Parigi molti clandestini dediti ad azioni illegali finiscono nelle maglie degli accertamenti. Ma quanti sono quelli che invece sfuggono a questa rete? E chi ha la responsabilità di non avere fatto nulla per prevenire situazioni del genere?

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