È morto Mario Cervi, giornalista e scrittore di talento e di raro garbo
Si è spento a 94 anni Mario Cervi, fondatore e già direttore de il Giornale. A darne l’annuncio la direzione del quotidiano di via Negri 4, dove Cervi, fino agli ultimi giorni, si recava quotidianamente per rispondere alle lettere dei suoi numerosi lettori. Con Cervi se ne va un giornalista, saggista e scrittore di raro talento e di incomparabile garbo. Un professionista della carta stampata che ha girato il mondo nella sua lunga carriera, raccontando guerre, rivoluzioni, colpi di Stato. Uno scrittore dalla penna agile, lineare. Colto, come pochi altri. Con Montanelli, di cui fu grande amico e compagno di scrittura, lavorò alla imponente “Storia d’Italia” (tredici libri), iniziata da Indro negli anni ’50. “La vera amicizia e intimità di pensieri con Montanelli è venuta con i libri che abbiamo scritto insieme”, confesserà Mario Cervi a Giancarlo Perna in una bella intervista rilasciata a marzo, in occasione del suo ultimo compleanno. In effetti il sodalizio con Montanelli risaliva all’epoca del Corriere della Sera. Fu lì che l’amicizia tra i due nacque e si consolidò. Quando Montanelli abbandonò la testata di Via Solferino, in preda ormai a smanie sessantottine, per fondare il Giornale, Cervi lo seguì. Fu così che nacque il tandem. Amici incrollabili e spiriti affini. “Eravamo entrambi due vecchi conservatori. Non ho mai preteso di scrivere bene come Indro. La mia scrittura era però compatibile con la sua”, dirà ricordando l’amico. Ricca la biografia di Cervi. Inizia la carriera giornalistica nel 1945 come cronista del Corriere. Come inviato si occupa di cronaca giudiziaria, seguendo i grandi processi. Segue da vicino la crisi di Suez nel 1956, il golpe dei colonnelli in Grecia, quello di Augusto Pinochet in Cile. E’ uno dei tre giornalisti italiani presenti a Santiago il giorno della morte di Salvador Allende. Nel 1974 lascia il Corriere della Sera e fonda con Montanelli il Giornale. Ne diventa editorialista e vicedirettore. Quando Montanelli fonda La Voce, Cervi lo segue anche nella nuova esperienza editoriale, salvo poi tornare al Giornale come direttore, in sostituzione di Vittorio Feltri. Un giornalista di altri tempi, Mario Cervi. Un gentiluomo cui non faceva difetto l’ironia. Elegante ed educato, usava la penna con delicatezza, ma con straordinaria efficacia. Una vita, la sua, dedicata alla scrittura. Fino all’ultimo giorno.