Arabia Saudita, 52 esecuzioni capitali. Ma l’Europa pensa a punire Mosca
Cinquantadue esecuzioni. L’Arabia Saudita, riporta la stampa locale, si sta preparando a eseguire presto 52 condanne a morte in un solo giorno, per lo più di terroristi. Senza che l’Occidente democratico, padre dei diritti civili, muova un dito, senza che l’Europa dica una sola parola di condanna. Amnesty International ha lanciato l’allarme affermando che nella lista ci sarebbero anche semplici manifestanti della minoranza sciita. Le ultime cifre confermano la tragica impennata di condanne a morte nel regno: 151 comminate solo dall’inizio dell’anno, un record per gli ultimi 20 anni.
L’Arabia della pena di morte
Secondo il giornale Okaz, citato dalla Bbc, 55 persone stanno aspettando la propria esecuzione per “reati di terrorismo” e di questi 52 saranno messi a morte presto. Questi ultimi sarebbero “terroristi di Al Qaida”, accusati di aver progettato attacchi armati, e persone di Awamiya. Da Awamiya, nella regione petrolifera, diversi militanti sciiti sono stati condannati di recente per “sedizione, attacchi al personale di sicurezza e interferenza” con il vicino Bahrein”. La cittadina dal 2011 è il centro della protesta degli sciiti contro la monarchia sunnita, accusata di discriminarli.
Dietro il terrorismo la politica
Fra i 52 a rischio di imminente esecuzione ci sono almeno sei militanti sciiti di Awamiya «che sono stati condannati in processi palesemente ingiusti», si legge nel rapporto di Amnesty.«È chiaro che le autorità saudite stanno usando il pretesto dell’antiterrorismo per venire a capo di problemi politici», ha spiegato il vicedirettore di Amnesty per il Medio Oriente e il Nord Africa. Secondo l’Ong, tre di questi militanti sono stati condannati per reati commessi quando erano minorenni ed estorti in confessione con la tortura. Le madri di cinque dei sei attivisti sciiti nel braccio della morte hanno scritto una lettera a re Salman, implorandone la grazia.
Il silenzio dell’Europa
La teocrazia dell’Arabia Saudita è considerato un alleato prezioso (leale?) nella crociata dell’occidente contro l’Isis, come se non fosse il principale mecenate ideologico della cultura islamista. È vero che l’Arabia Saudita è uno dei potenziali obiettivi del Califfato ma tutti sanno che le nuove generazioni estremiste del cosiddetto mondo “arabo” sono state nutrite dalla Fatwa valley, una sorta di Vaticano islamista che sforna teologi, leggi religiose e libri. Un alleato al quale perdonare tutto, anche la pena di morte inflitte a chiunque disturbi troppo. L’Occidente (Obama e Merkel in testa) infligge le sanzioni alla Russia di Putin, mettendo in ginocchio l’economia di molti paesi membri (Italia in primis), ma non si accorge della ghigliottina araba.