Russia, in un database i nomi di tutte le vittime del comunismo sovietico

31 Ott 2015 8:51 - di Antonio Pannullo

Un database online con i nomi delle vittime del regime sovietico: è il rivoluzionario progetto lanciato in occasione del Giorno della Memoria da un attivista russo per tenere vivo il ricordo di milioni di persone uccise all’epoca del terrore rosso e delle purghe staliniane. Il database contiene al momento 7.500 nomi, ma per ora solo 1.000 sono stati pubblicati. Andriei Shalaiev, che ha dato il via all’iniziativa, ha deciso di chiamare il progetto “Caserme immortali”: un evidente riferimento al “Reggimento degli immortali”, una parata di centinaia di migliaia di persone che il 9 maggio scorso hanno sfilato per il centro di Mosca con un cartello con una foto di un proprio caro che ha preso parte alla lotta contro il nazifascismo nella seconda guerra mondiale. «Le persone uccise in guerra – ha detto Shalaiev – sono state circa 27 milioni. Penso che coloro che sono morti durante le repressioni o che sono morti di fame durante l’industrializzazione non siano di meno, ma loro non sono ricordati e non è giusto». Per il progetto, Shalaiev – un cui bisnonno sacerdote è stato ucciso all’epoca delle repressioni – ha lanciato una campagna di raccolta fondi racimolando 4.700 dollari. In realtà, secondo moltissimi storici il numero delle vittime dell’olocausto rosso nel mondo ammonterebbe a circa 100 milioni di persone. Non solo l’Unione Sovietica è inserita in questo macabro elenco, ma anche altri Paesi come il Vietnam, la Cina, la Jugoslavia, la Cambogia,la Corea del Nord, Cuba e altre. Nel computo dovrebbe entrare anche l’Holodomor, la morte per fame, voluta da Stalin nei confronti degli Ucraini, dove morirono di fame milioni di persone negli anni Trenta.

Anche in Ungheria ricordate le vittime del comunismo

L’iniziativa fa seguito a quella ungherese: si chiama Terror Haza, Casa del Terrore. Quell’indirizzo,Andràssy, ùt 60, a Budapest, evoca torturestragi, massacri ed eccidi. È il simbolo, tremendo, dei 100 milioni di morti ammazzati dalle dittature comuniste in tutto il mondo. Ed è qui, attorno a questo palazzetto ungherese a tre piani in stile neorinascimentale costruito alla fine del 1800, che, da 15 anni a questa parte, ogni 25 febbraio, si raccolgono migliaia di persone per celebrare solennemente la Giornata Nazionale delle vittime del Comunismo. Era il 2000 quando il Parlamento ungherese decise che doveva ricordare in maniera tangibile le vittime dell’Olocausto compiuto in nome dell’ideologia comunista, quei cento milioni di morti ammazzati che sono la vergogna dell’umanità.
Fu deciso di fissare una data, appunto il 25 febbraio, a ricordare il primo atto che darà il via a un eccidio di massa. Il 25 febbraio del 1947, infatti, Bélá Kovács, segretario generale del Partito dei piccoli proprietari,fu arrestato dai sovietici e deportato in Russia dove venne incarcerato per otto anni e costretto ai lavori forzati. Da lì in poi la strada fu in discesa per i boia comunisti il cui metodo di pulizia etnica divenne la cifra di quella dittatura determinata e spietata.

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