La gaffe di Dan Brown: scambia l’Altare della Patria per il Parlamento

10 Ott 2015 14:43 - di Valeria Gelsi
dan brown altare della patria 1

Davvero un “epic fail”, un errore madornale, quello in cui è incorso Dan Brown, scatenando l’ilarità di tutti i social network. Lo scrittore statunitense, in visita in Italia, ha scambiato l’Altare della patria per la sede del Parlamento, con tanto di foto e dichiarazione d’amore per la sua estetica controversa.

Dan Brown alla berlina su tutti i social

«Dicono somigli a una torta di nozze, ma io amo lo stesso il Parlamento di Roma», ha scritto l’autore de Il Codice da Vinci sulla sua pagina Facebook. Il post in breve tempo ha avuto quasi 9mila like e oltre 800 condivisioni, non esattamente di apprezzamento. E tale è stata la eco della “castroneria”, come l’ha definita uno degli oltre 500 utenti che hanno commentato la foto, che in pochissimo è rimbalzata da Facebook a Twitter agli altri social, allargando a dismisura l’effetto berlina delle condivisioni.

Lo scritto come quel soldato americano che…

L’esclamazione di Dan Brown fa più o meno lo stesso effetto dell’esclamazione di quel soldato americano che, secondo una storiella mai verificata, davanti al Colosseo si rammaricò: «Mio Dio, come lo abbiamo ridotto (con i bombardamenti, ndr)!». Ed è un effetto così imbarazzante da far pensare che si tratti di un fake, un falso, come probabilmente è un falso storico la faccenda del soldato. Più falso ancora anzi, perché se una vicenda è verosimile, l’altra appare incredibile. Insomma, nulla di più facile che un ragazzotto americano degli anni Quaranta non avesse idea di come fosse fatto il Colosseo. Ma cosa dire di uno scrittore bestseller mondiale che ha costruito gran parte delle sue fortune proprio giocando sul patrimonio culturale materiale e immateriale italiano? Come si può credere che in nessuna delle sue ricerche sulla Capitale, dove è ambientato per esempio Angeli e Demoni, Brown si sia imbattuto anche solo in una guida turistica essenziale in cui si parlava del pregio artistico delle sedi del Parlamento italiano e, in particolare, di quel capolavoro indiscusso del Barocco che è la sede della Camera dei Deputati?

Le scuse non placano gli sfottò della rete

Così, di primo acchito davvero non lo si può credere. E, invece, bisogna farsene una ragione. Un’ora e parecchi sberleffi dopo il post incriminato, Brown si è scusato per l’errore, aggiungendo che «a quanto sembra stamattina ho bisogno di un altro caffè». «Grazie per la dritta, ora torno al lavoro», è stato il modo in cui lo scrittore ha voluto chiudere l’incidente, che però non s’è chiuso affatto per gli utenti della rete: «Perché scusarsi? Questi falsi – ha scritto Filippo S. – sono le basi dei tuoi libri».

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