Usa, le cheerleader sul piede di guerra per il salario minimo
È in subbuglio il mondo tutto sorrisi e moine delle ragazze pon pon. Negli Stati Uniti le cheerleader sono in rivolta e sono sempre di più le atletiche danzatrici di bordo campo che si rivolgono con successo a un giudice per ottenere dal mondo macho delle squadre di football il riconoscimento dei loro diritti e un salario che non sia da fame. Il primo risultato è arrivato in California, proprio in seguito ad una azione legale vinta da Lacy Thibodeaux, una ragazza pon pon, contro i Raiders di Oakland: il governatore Jerry Brown ha firmato una legge che definisce le cheerleader come lavoratrici dipendenti e non contrattiste freelance. Questo significa che le pon pon potranno d’ora in poi andare in aspettativa per motivi di salute, godere della pausa pasto e soprattutto del salario minimo garantito.
Le ragazze pon pon nascono alla fine dell’800
Il cheerleading è una disciplina nata negli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento come forma di incitamento per le squadre di football. Pon pon in aria, saltelli col sorriso sulle labbra e poi, quando la musica si fa più ritmata, la squadra si organizza e le ragazze salgono una sulle spalle delle altre a formare una piramide umana. Il problema è che dietro il luccichio dello show, dietro i corpi scattanti e atletici e i microcostumi alla Baywatch, c’è un piccolo inferno di allenamenti di ore e ore senza tregua, trasferte non rimborsate, cicli mestruali, peso e vita privata monitorati. Per non parlare degli stipendi da fame. “Mi pagavano 125 dollari a incontro alla fine della stagione. Nulla per le spese di viaggio, nulla per gli eventi promozionali, gli allenamenti, i servizi fotografici”, ha spiegato la Thibodeaux. Tutto questo in aperto contrasto con la macchina macina-soldi della National Football League. Ma per le cheerleader qualcosa sta cambiando: come la Thibodeaux, ragazze pon pon si sono rivolte al giudice contro i Jets, i Bills di Buffalo e i Bengals di Cincinnati. Quest’anno sono venuti a Canossa i Bucaneers di Tampa Bay, patteggiando una causa per 800 mila dollari e accettando il pagamento del salario minimo.