Il triste show di Ascanio Celestini tra i migranti alla Stazione di Milano
Ascanio Celestini torna sulla scena, e lo fa, come al suo solito, in stile rigorosamente Pece, love and meticciato. Già perché sono proprio queste le parole d’ordine del ueste le parole d’ordine del presidio organizzato in Stazione Centrale in nome di un ormai logoro stile politically correct dalle sigle che si riconoscono nella «Milano meticcia e antirazzista» e per «Aprire le frontiere, fermare le guerre, respingere il razzismo», come se guerra e degenerazioni razziste a tutti gli altri che nelle scorse ore hanno scelto di non partecipare all’iniziativa piacessero. Brevi cenni sull’universo, insomma, stigmatizzati in nome e per conto del solito orgoglio dem, mescolato ad arte in salsa populista e divulgato i pillole demagogiche.
Ascanio Celestini, guru del politically correct
Un appuntamento , quello che si è svolto all’ombra della Madonnina, celebrato tra gli altri da Ascanio Celestini e Salvatore Striano – a cui forse approfittare dell’occasione per fare un pizzico di autopromozione non ha proprio disdegnato – rispettivamente regista e attore del film Viva la sposa, cui è andato il premio Abba, istituito per ricordare Abdoul “Abba” Guiebre, il giovane originario del Burkina Faso ucciso a colpi di spranga il 13 settembre 2008 in via Zuretti, a Milano, per aver rubato un pacchetto di dolciumi. E allora, dalla distribuzione di cibo e vestiti gratis per tutti i migranti, all’apertura di ambulatori medici e sportelli legali, fino alle lezioni di italiano per stranieri, la festa di piazza in onore dei profughi ha solennizzato di tutto un po’, calcando le orme di quanto quotidianamente realizzato dalla generosa fetta di italiani in frontiera tutti i giorni, alle prese con onori e oneri dell’accolgienza. Da tutti quei medici, paramedici, militari, agenti delle forze dell’ordine, magistrati e semplici volontari che ogni giorno lavorano alle procedure di sbarco, alle operazioni di assistenza e smistamento dei migranti.
Italiani in trincea
Ma si sa, quando a condire il piatto di un rituale stantio che proprina senpre i soliti ingredienti ci si mette un nome dello spettacolo proveniente dalle fila della satira dem istituzionalizzata dalla tv di Stato, il boccone va giù più facilmente: e allora, tutti al mercatino solidale e a tavola per solennizzare il culto della cucina popolare, con piatti delle varie tradizioni del mondo offerti gratuitamente. «C’è un mondo che comincia dove una parte delle persone pensa che finisca – commenta Ascanio Celestini, arrivato dal festivaletteratura di Mantova – i migranti non stanno in tv o su internet ma sotto casa nostra, con tutti i loro problemi che qualche volta possono anche risultare fastidiosi ma che vengono da molto lontano, per questo – dice – dovremmo iniziare a uscire di casa e scoprire questa realtà. Basterebbe guardarsi intorno, però, per scoprire che esiste già una generosa fetta di italiani, composta da quelle famiglie che vivono a pochi passi da uno qualunque dei centri d’accoglienza spuntati come funghi nelle nostre città. Basterebbe pensare a quelle periferie abbandonate dalle amministrazioni locali al degrado, costrette a una difficile convivenza con i nomadi ammassati nei varim campi, abusivi e non ormai fa poca differenza. Basterebbe riconoscere il lavoro di tutti – e sono tanti – i militanti dell’accoglienza che ogni giorno affrontano problematiche, dolore, e difficoltà causate da un flusso massiccio e initerrotto di arrivi: tutti loro, sono «usciti di casa » e hanno scoperto «questa realtà» già da un pezzo…
Una facile retorica sul tema
Insomma, ancora una volta Ascanio Celestini cavalca la trige “zoppa” della facile retorica sul tema. Come quando è sceso in piazza a Roma contro il “censimento-schedatura” dei nomadi in italia. Come quando si è unito al gruppo di attori, danzatori e musici per celebrare – con tanto di corona di fiori sul palco – il funerale della cultura contro i tagli al settore disposti – come sempre dalla finanziaria – ma in quel caso l’esecutivo al comando non era di centrosinistrak, quindi non si poteva chiudere un occhio… O come tutte le volte che, in onda sulla Terza rete Rai, ha lanciato i suoi strali satirici contro esponenti politici da lui non condivisi – Berlusconi in testa a tutti – e a nome di valori che, da sempre, la sinistra avoca a sé come se fossero appannaggio suo e dei suoi e dei suoi militanti attivi sul fronte dello spettacolo (di piazza) e non di altri… Qualcuno dovrebbe dire ad Ascanio Celestini che le cose, però, non stanno prooprio così…