La soluzione europea per fermare i migranti: riempire di soldi la Turchia

25 Set 2015 8:03 - di Redazione

L’Unione Europea rischia di rimanere incastrata tra Recep Tayyip Erdogan e Bashar el Assad, nel momento in cui inizia un diffìcile esercizio di equilibrismo diplomatico nel tentativo di frenare la crisi dei rifugiati. “Siamo molto lontani” da una soluzione per arginare l’ondata di migranti che attraversano le frontiere europee, ha detto ieri la cancelliera tedesca, Angela Merkel, dopo il Vertice straordinario dei capi di stato e di governo dell’Ue. La decisione di ridistribuire 120 mila richiedenti asilo da Italia e Grecia verso altri paesi europei è stata presa. Gli “hot spot” dovrebbero diventare operativi a novembre. La Commissione ha annunciato una “guardia di frontiera completamente europea”.

Europa incapace di decidere ala fine chiede ad altri Paesi di risolvergli il problema

I Ventotto hanno promesso un miliardo di euro alle agenzie intemazionali che assistono i profughi siriani in Turchia, Libano e Giordania. Per non alimentare i battibecchi tra est e ovest e tra sud e nord su Dublino, Schengen e frontiere, la strategia immaginata dai leader europei per affrontare la crisi è appaltare ad altri la soluzione. Solo che, senza l’opzione militare in Siria, l’Ue si sta lanciando in un gioco dall’esito incerto, con il pericolo di rimanerne prigioniera delle priorità altrui. L’idea di fondo dei leader europei è riempire d’oro Erdogan per convincerlo a sigillare le frontiere tra Turchia e Uè. “Intensificheremo il dialogo con la Turchia a tutti i livelli (…) per rafforzare la cooperazione in materia di contenimento e gestione dei flussi”, dicono le conclusioni del Vertice.

La Commissione ha detto di essere pronta a con cedere ad Ankara un pacchetto da un miliardo di euro.

In cambio – si legge su “Il Foglio” – toccherebbe a Erdogan impedire ai gommoni di partire verso le isole greche e schierare l’esercito al confine terrestre con Grecia e Bulgaria. Solo che per la Turchia “il denaro non è la questione chiave”, ha ammesso il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, che ha visto Erdogan due settimane fa. “La proposta formale turca oggi è quella di una safe zone”, ha spiegato Tusk: “istituire una zona sicura di 80 chilometri con la presenza di europei e americani, con controllo militare, una no-fly zone, ma anche una presenza sul terreno”. Il progetto “è molto ambizioso”, ha detto Tusk, ma la priorità dell’Ue è “la questione dei rifugiati”. Gli europei sono pronti a tutto, tranne agli “european boots on the ground”. Sulla Siria, malgrado la “preoccupazione” ufficiale per le manovre navali russe nel Mediterraneo e la costruzione di una base a Latakia, prevale la tentazione di un accordo informale con la Russia, con il mantenimento di Assad al potere. Il presidente francese, Francois Hollande, ha proposto una “conferenza intemazionale”. Ieri si è incontrato a Parigi il quartetto europeo che ha negoziato l’accordo nucleare con l’Iran (Laurent Fabius, Frank-Walter Steinmeier, Philip Hammond e Federica Mogherini). Il segnale più evidente di una svolta in favore di Assad è arrivato da Merkel.

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